Il solito noioso match tra azionisti MPS ?

Domani il consiglio di amministrazione del Monte dei Paschi farà il punto sull’aumento di capitale da 2,1 miliardi necessario per colmare lo shortfall di capitale evidenziato dai test della Bce. Al netto di fantomatiche offerte miliardarie arrivate da Hong Kong su cui per altro sta indagando la Consob, il titolo ha ripreso terreno a Piazza Affari e ha chiuso la seduta con un +5,3% a 0,65 euro.

Secondo alcuni analisti, questo dovrebbe essere l’ultimo round di pulizia dei book su Mps, per questo motivo i fondi possono fare soldi, perché il debito risalirà la china dalla soglia critica. E facendo acquisti ci si può anche piazzare in una posizione migliore per avere voce in capitolo in caso di una scissione o di fusione. Sarà. Ma bastava comunque analizzare il rosso delle ultime trimestrali e riflettere sull’andamento del titolo in Borsa per capire che era necessario nuovo capitale. Al di là delle richieste di Francoforte. Tra gli azionisti, soprattutto i due soci sudamericani Fintech e Btg, si sono chiesti perché i vertici del Monte non abbiano fatto una svalutazione totale delle perdite pregresse chiedendo al mercato, invece dei cinque miliardi di questa estate, almeno due miliardi in più.   Quell’aumento non è stato sufficiente a colmare la carenza di capitale, lo ha certificato la stessa Banca Centrale che da oggi ha la supervisione unica anche delle nostre big del credito finora sotto la Vigilanza di Bankitalia. Adesso si deve procedere con una nuova operazione che avrà sullo sfondo alcune partite incrociate. La prima, riguarda proprio i soci del Monte, compresi i due fondi stranieri che hanno stretto un patto di sindacato sul 9% del capitale con l’ente senese. Ma che per il futuro hanno preso due strade diverse, almeno per quanto riguarda l’advisor finanziario che li accompagnerà e li aiuterà nella decisione da prendere in vista della ricapitalizzazione. Fintech e Btg hanno scelto Citigroup, mentre la Fondazione (che nel precedente aumento si era affidata a Lazard) oggi ha nominato il Credito Fondiario, controllato da Tages Holding. Si tratta di una banca specializzata in ristrutturazioni capitanata da Panfilo Tarantelli che sta seguendo anche il dossier sul salvataggio di Banca Marche di cui l’attuale presidente della Fondazione Mps è stato commissario straordinario per Bankitalia. Di certo, per la Fondazione un nuovo aumento significa accelerare sulla liquidazione della controllata Sansedoni Spa, affossata dai debiti, e rivedere gli impegni a ricoprire con il patrimonio le erogazioni senza copertura deliberate da Mancini.

«Se aderiamo – ha detto oggi Clarich – il problema è che andiamo a concentrare un po’ di patrimonio in più nella banca e questo significa meno diversificazione, se invece non aderiamo emergerà una perdita sulla partecipazione perchè non riusciremo senz’altro a vendere al prezzo di carico le azioni Mps e si diluisce la partecipazione fino a diventare irrilevante. Ci sono soluzioni intermedie ma proprio per questo ci siamo avvalsi anche di un advisor finanziario»,

ha concluso.

 

I sudamericani, che al loro ingresso avevano come garante l’ex presidente Antonella Mansi, sarebbero molto irritati non solo per la situazione della banca ma anche per come si sta muovendo la Fondazione e, poiché il patto di sindacato non prevede penali in caso di scioglimento anticipato, potrebbero scegliersi nuovi alleati fra i soci dell’istituto di Rocca Salimbeni lasciando da solo l’ente sceso ormai al 2,5 per cento.    

 

Tornando alla banca, probabilmente gli attuali azionisti aderiranno tutti al nuovo aumento e forse arriveranno anche altri investitori. Tanto che qualcuno in queste ore ipotizza che domani sarà annunciato un aumento più sostanzioso dei 2,1 miliardi chiesti dalla Banca Centrale.

Nel frattempo, il piano di ristrutturazione messo a punto dal presidente Alessandro Profumo e dall’amministratore delegato Fabrizio Viola è sottoposto alla revisione della Commissione Ue. Il punto dunque non è solo l’aumento di capitale ma anche quanti soldi serviranno per farne girare il motore dopo aver coperto il deficit considerando anche che il 12 novembre verrà approvata la trimestrale attesa ancora in rosso: con quali risorse la banca supporterà lo sviluppo industriale? Dopo l’aumento ci sarà un piano industriale espansivo che quindi richiederà risorse aggiuntive o sarà invece un piano industriale di contenimento che dunque comporterà un ennesimo intervento sui costi, sul personale e sugli sportelli? Oppure questo aumento è propedeutico per una futura aggregazione bancaria, ovvero la mappa dell’azionariato che emergerà a ricapitalizzazione conclusa chiarirà chi sarà il protagonista (o i protagonisti) dell’eventuale matrimonio riparatore? Infine, sempre in riferimento al piano industriale attualmente al vaglio della Commissione Ue, come si collocheranno la nuova banca on line del gruppo senese Widiba e il rapporto di Mps con la società Fruendo, joint venture fra Bassilichi e Accenture cui sono stati ceduti i servizi di backoffice? A tutte queste domande si aggiungono altri interrogativi sul futuro del tandem Profumo-Viola. Con il varo dell’aumento non è infatti escluso un rinnovo anticipato del cda (in scadenza a primavera 2015). Se inoltre la ricapitalizzazione non viene chiusa con successo, nonostante lo squadrone di banche accorse a comporre il consorzio di garanzia, o se il piano di ristrutturazione non convincesse la Commissione europea, potrebbe scattare la soluzione più estrema. Ovvero la nazionalizzazione. Non è un caso se il governo Renzi ha acceso negli ultimi giorni i riflettori su Siena.

“Abbiamo fatto un quadro della situazione, a breve verranno prese delle decisioni che io spero siano positive e confermate rispetto a quello che si è letto sui giornali, poi vedremo che succederà”,

ha detto Luca Lotti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, che lunedì ha partecipato a una riunione a Siena sul futuro della banca con le istituzioni locali.   Il dossier Mps è comunque sul tavolo del ministro del Tesoro, Piercarlo Padoan: “sta valutando lui le opzioni”, ha detto l’altro sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, astenendosi da ogni ulteriore commento.

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Pubblicato da Camilla Conti

Giornalista. Moglie di un giornalista. Mamma di una nana anarchica.

Una risposta a “Il solito noioso match tra azionisti MPS ?”

  1. e poi vogliono attirare investimenti in Italia….in pochi mesi ti sei dimezzato l’investimento e ti chiedono altri soldi
    e intanto i crediti continuano a deteriorarsi perché l’economia va sempre male (o peggio)

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