Lo spread fra mercati, economia e mondo del lavoro

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È convinzione sempre più diffusa che l’andamento dei mercati finanziari sia scollegato da quello dell’economia.

La percezione di una condizione di crisi resta molto solida, mentre le Borse – gonfiate da stimoli delle banche centrali e dalla speculazione – crescono indifferenti alle condizioni di vita delle persone.

Si tratta di una percezione spesso alterata dalla mancanza di sincronia di brevissimo termine (il movimento erratico giornaliero dei mercati appare “illogico” se confrontato ai mutamenti graduali e smussati dell’economia) o dal confronto fra dinamiche globali e locali, raffrontando Borse ed economie diverse.

I LISTINI PRIMA E DOPO LA CRISI DEI SUBPRIME

Se guardassimo all’indice Ftse Mib, quello che racchiude i principali titoli del listino italiano e che una volta si chiamava S&Pmib (e prima ancora si chiavama Mib30), possiamo vedere bene la dinamica del declino: oggi dopo una fase di positività internazionale ci sembra su valori alti, nell’area dei 24.000 punti, ma prima della crisi dei mutui subprime, nel 2007, era a 43.000 e prima ancora, nel 2000, era arrivato a superare i 50.000 punti.

Basta raffrontarlo con l’indice azionario americano che vale oggi il triplo di quanto valeva prima del crollo del 2007 per vedere quanto i mercati alla fin fine registrino eccome i diversi andamenti delle economie sottostanti.

ITALIA E USA, IMMOBILISMO CONTRO RINNOVAMENTO

Ma ci sono anche altri tipi di raffronto che si possono fare: se prendessimo le prime 10 società per capitalizzazione del listino americano noteremmo che la maggior parte di esse (i giganti della tecnologia) esisteva a malapena 20 anni fa, mentre le prime 10 del listino italiano sono esattamente le stesse di 20 anni fa (qualcuna, per effetto delle fusioni bancarie, ha tutt’al più cambiato nome).

Da una parte il continuo rinnovamento, dall’altra l’immobilismo, la conservazione, la difesa di un fortino alle intemperie del tempo e dei cambiamenti globali.

L’ATTEGGIAMENTO DEGLI INVESTITORI

Un raffronto che si estende anche al comportamento degli investitori e dei lavoratori: il listino italiano è decisamente visto dagli investitori internazionali come un’area dove fare del trading: nelle fasi di propensione al rischio si comprano i titoli italiani (il Btp offre più spread di qualunque altro titolo di Stato, tanto per dirne una) e nelle fasi di avversione al rischio si vende “Italia” indiscriminatamente.

In fondo il nostro listino, anche se restiamo un’economia del G8, vale meno dell’1% della capitalizzazione di Borsa globale.

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D’altra parte è evidente che fare il “cassettista” tenendo indefinitamente titoli italiani in portafoglio confidando nel lungo periodo ci fa solo abbracciare un sentiero di declino come quello descritto poc’anzi.[sociallocker].[/sociallocker]

DALLA FINANZA AL MONDO DEL LAVORO

La via maestra per farsi strada nel mondo del lavoro italiano è, a ben guardare, la stessa: il trading, la capacità di cambiare posto di lavoro è la strada per poter crescere e crearsi una carriera.

Pochissimi, e raramente per merito, riescono a scalare le gerarchie interne in un’azienda facendo una vera crescita professionale all’interno di un mondo che fa dell’immobilismo un dogma (ben rappresentato dal mancato dinamismo del listino azionario).

Certo, si potrebbe dire il contrario: chi riesce a cambiare posto di lavoro facendo carriera ha evidentemente delle qualità che lo rendono appetibile sul mercato ed è grazie a queste qualità che realizza la propria carriera.

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Posso altresì dire di aver visto molte persone, frustrate nelle loro qualità, incaponirsi ad affidare la propria crescita professionale ai percorsi interni dell’azienda per cui hanno sempre lavorato (e sempre lavoreranno), deducendo che proprio dai cambiamenti e dalle capacità sviluppate dall’esigenza di riadattarsi si forgiano quelle qualità che – a posteriori – spiegano la crescita professionale di alcuni.

Saper fare trading, saper mettere gli stop-loss, individuare i momenti del take-profit… sono cose difficili tanto sui mercati finanziari quanto sul mercato del lavoro ma, in una foresta pietrificata come quella italiana, resta il modo migliore di sviluppare una professionalità e crearsi un futuro.

Siamo sicuri che negli intendimenti di chi si deve occupare di ridisegnare i percorsi formativi del sistema scolastico ci sia questa consapevolezza?

Articolo pubblicato su Lettera43 il 05.02.2020
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Pubblicato da L'Alieno Gentile

Precedentemente conosciuto con il nickname Bimbo Alieno, L'Alieno Gentile è un operatore finanziario dal 1998; ha collaborato con diverse banche italiane ed estere. Contributor OCSE nel 2012, oggi è Global Strategist per l'asset management di una banca italiana.

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