Takk (o del mio amore per la Norvegia)

Anni fa rimasi incantata dalla foto di un catalogo di viaggio: una ragazza su un pontile con in mano una tazza di caffè, i piedi nudi sul legno, la faccia rivolta al sole, acqua e verde ovunque. Il catalogo promuoveva i viaggi in Norvegia e io, sentendomi molto furba, liquidai il mio desiderio convinta che in Norvegia, sì, come no, il sole e i piedi nudi, ma se fa un freddo cane anche ad agosto? Tzè, a me non la si fa.

Anni dopo trovai sul mio comodino in campagna un libro di Jo Nesbø; pur avendo gusti diversi ogni tanto un libro fa il giro di tutta la famiglia, è stato così per Zafon e forse per Liza Marklund e in parte per Harry Hole, il protagonista di Nesbø. Il leopardo mi ha trasportato in Norvegia decuplicando l’effetto di quel catalogo: mi ha portato di forza a Oslo ma soprattutto in giro per rifugi, per vedere se davvero quello strano pianeta raccontato esisteva, con i suoi chiari e i suoi moltissimi scuri. Fa niente se piove e fa freddo, fa niente se dovrò mettere le calze ad agosto, andiamo.

Quella ragazza del catalogo l’ho impersonata quasi ogni mattina, quasi sempre con il sole e a piedi nudi, come da promessa pubblicitaria. Anche quest’estate ho passato una settimana in quella posizione: caffè (buonissimo) a litri e piedi sul legno o su un prato a pelo d’acqua.

Il primo anno – tre estati fa – siamo arrivati in Norvegia il 19 agosto e abbiamo scoperto che era il primo giorno di scuola. Fine della stagione turistica, il che significa vivere giorni e giorni in assoluta solitudine. La vacanza perfetta, se ti piace: l’idea precisa che ho dei miei viaggi Norvegia è quella che i credenti hanno del paradiso, un posto bellissimo dove stai in pace (pur) non avendo assolutamente niente da fare.

C’è una Norvegia classica ed è quella che un po’ non conosco un po’ mi ha lasciato fredda. Bergen, per esempio, non mi ha detto granché: carina, bellina, vivace ma, per dire, nel genere mille volte meglio Oban o Skye (in Scozia). La Norvegia delle crociere, sia su navi moderne sia sul postale, non l’ho vissuta: è vero che la costa vista dal mare è bellissima, ma è anche vero che la sorpresa più incredibile sono state le strade.

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Credo sappiate che in Norvegia hanno in abbondanza due liquidi molto preziosi: acqua potabile e petrolio. Un paese rurale che diventa ricco può fare tante cose, per esempio giocare con l’ingegneria. Volete innamorarvi della Norvegia? Seguite una delle 18 “National Tourist Road”, uno straordinario esempio di natura selvaggia valorizzata e non distrutta dall’uomo. Che siano i ponti dell’Atlantic Ocean Road o i tornanti di Trollstigen poco cambia: ognuno delle 18 strade ha le sue sorprese e la garanzia di portarti attraverso e verso posti incredibili, fiordi e non fiordi.

In qualsiasi direzione andiate potete contare su tre cose: una luce particolarissima anche quando è brutto tempo, un paesaggio naturale incredibile e molto, molto variabile (anche se l’acqua non manca mai) e costi assurdi per qualsiasi cosa. Beh, sì, un difetto il paradiso ce l’ha e non è da poco. Un viaggio low cost in Norvegia è possibile, perché ovunque ci sono campeggi o rifugi (cabin) in posizioni invidiabili, ma io non ci sono ancora riuscita, anche perché mangiare in casa facendo la spesa non è esattamente economico, a meno che non si voglia vivere di sardine, che sono buonissime e costano pochissimo. Invidio molto la Norvegia dei ciclisti e dei saccopelisti, ma non ho più le energie e la voglia per farlo. Se voi sì considerate che praticamente ogni strada, con poche eccezioni, ha una pista ciclabile e camminabile di fianco che permette anche di aggirare quasi tutte le gallerie.
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Non è una destinazione per tutti: in alta stagione credo che il rischio di code ai traghetti e di scarsa disponibilità di letti nelle zone più selvagge sia alto, non ci porterei bambini o ragazzi a meno che non vogliate farvi odiare per sempre, si mangia mediamente male (anche se in pochi posti benissimo) e fuori dalle zone più turistiche l’unica possibilità di prendere un caffè è la Coop, perché non ci sono abbastanza clienti per tenere aperto un bar.

Se però il sole vi accarezza i piedi su un pontile dopo aver dormito nel silenzio interrotto solo dalle onde con la prospettiva di viaggiare per ore e ore su strade lunari e marziane e uscite dalla fantasia di un bambino con i Lego, quando aprite la porta della vostra stanza e scoprite che non è vista mare, ma è dentro il mare, quando vi ritrovate in alta montagna a soli duecento metri di altezza, ecco, rischiate di finire come me e cioè incapace di pensare a un’altra vacanza o a un altro viaggio, almeno finché non avrò percorso tutte le 18 strade.

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Pubblicato da Mafe De Baggis

Progetto e gestisco iniziative di comunicazione (relazioni pubbliche e copywriting). Aiuto le aziende, le testate e le persone a interpretare e vivere correttamente internet: un medium complesso e divertente

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