Taxi: liberalizzazioni accidentali

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Davvero è difficile spiegarsi perché i taxi suscitino tanto interesse. In fondo sono una piccola questione e il peso della loro rendita sulla vita dei singoli è molto modesto. Eppure sono sempre la prima cosa di cui si parla quando si invocano le liberalizzazioni e quasi sempre con una visceralità che mi piacerebbe vedere in ben altri argomenti.

Forse però sono l’occasione per mettere in chiaro alcune cose di più ampia portata e per chiedersi cosa ci si deve aspettare dalle liberalizzazioni.

Anzitutto i tassisti non sono dei miracolati ma persone che detengono una concessione ottenuta quasi sempre per averla acquistata. Un po’ la situazione che ci sarebbe facendo ciò che molti si augurano: privatizzare senza liberalizzare. Se in questo caso disturba, domandiamoci perché in altri casi no. Peraltro la licenza è contrattata a prezzi di mercato, cosa che nelle privatizzazioni non capita quasi mai.

Se si pensa, come me, che liberalizzare sia cosa buona e giusta, allora bisogna restituire in qualche misura il valore della licenza a chi l’ha pagata. D’altra parte se chiacchierate con qualche tassista scoprirete che oltre a quelli che l’hanno ereditata ci sono anche quelli che, chiusa l’aziendina due anni fa, non han trovato di meglio che fare un mutuo e comprarsi un lavoro che genera un flusso di cassa a condizioni definite. Se non si possono tagliare gli ingiustificabili incentivi al fotovoltaico, perché si dovrebbe dare uno schiaffo a queste persone?

Secondo. Perché vogliamo liberalizzare? Perché i tassisti ci stanno antipatici quando, protetti da monopolio, ci attaccano bottone sui costi della carta di credito e allora ci vien voglia di far loro un dispetto, o, piuttosto, per ottenere occupazione e vantaggi per il consumatore?

Rendiamoci conto che in uno scenario liberalizzato non crescono le rose e i fiori ma si generano semplicemente dei lavori incerti e pagati meno di ora, pur con indubbio beneficio per il consumatore. É una cosa che non deve scandalizzare. É corretto aumentare i posti di lavoro riducendo i redditi e anche equo, a fronte dei molti dipendenti che hanno subito riduzioni di stipendio e che si trovano a fare i conti con i progetti di riforma del lavoro. Tuttavia di questo si tratta, non certo di moltiplicare pani e pesci.

Quindi, ha senso trasformare le concessioni in autorizzazioni, con le quali il Comune controlla la competenza e l’onorabilità di chi desidera fare il tassista, ma non la quantità di offerta.

E delle tariffe che ne facciamo? Accesso libero, tariffa libera. Ovvio. Così dicono i tassisti vagheggiando forsennati aumenti. Ma se fosse così non sarebbe un grande affare. A dire il vero non quadrerebbe tanto nemmeno con l’incremento dell’offerta, che andrebbe spinta aprendo alla sharing economy. Cioè a soggetti che userebbero la propria auto per arrotondare le loro entrate nella logica divenuta attuale con AirBnB, o attività di condivisione fruttifera come EnJoy o Car2Go o ancora di condivisione spese come BlaBlaCar.

E qui veniamo alle applicazioni per gli smartphone, che sono state l’oggetto del contendere nello sciagurato sciopero improvvisato a Milano durante la settimana della moda. Ingiustificabile nei modi ma non del tutto infondato nel merito.

Uber, proprietaria dell’applicazione in questione, è un’azienda finanziata per 250 milioni di dollari da Google, non propriamente un piccolo vascello pirata. Occorre riflettere su quale sia la loro strategia, che non può essere solamente quella di gestire il piccolo mercato delle vetture di lusso. É ragionevole ipotizzare che vogliano costituire una base clienti rilevante per offrire poi, in qualche modo, un servizio più ampio controllando il canale di vendita. Hanno già chiarito la loro idea sul pricing, applicando aumenti molto rilevanti nei momenti di maggiore richiesta. Una cosa che, in uno scenario nel quale avessero un’importante quota di mercato, assomiglierebbe parecchio ad un abuso di posizione. D’altra parte anche l’entrata spavalda e incurante delle regole che, giuste o sbagliate, ci sono, non ne fa dei campioni di simpatia.

Ora, smantellare una rendita monopolistica frammentata per consentirne un’altra concentrata e che esce dal sistema economico sottoposto al regolatore, non mi sembra un gran guadagno. Forse sarebbe il caso che la transizione ad un sistema liberalizzato avesse qualche garanzia.

Sarebbe bene che il Comune promuovesse l’adozione di applicazioni, aperte a conducenti autorizzati, per gestire chiamata e pagamento senza che si costituiscano posizioni dominanti. Le tariffe dovrebbero includere una quota transitoria vincolata a ripagare parzialmente le licenze ma non dovrebbero essere imposte, anche se bisognerebbe porsi il problema di evitare eccessi. Credo che anche i turboliberisti sarebbero contrariati se dovessero pagare 300 euro per andare a recuperare il bambino all’asilo, il giorno in cui la tata avesse un contrattempo durante il Salone del Mobile.

Diverse applicazioni si trovano già sull’Apple Store, se non sono state adottate non è per la resistenza dei tassisti, che singolarmente potrebbero trarne beneficio anche nel sistema attuale, ma dei RadioTaxi, che sarebbero messi sostanzialmente fuori gioco. Un conto però è tutelare le aspettative di chi detiene a buon titolo una licenza, un altro, non meritevole, è assecondare il potere corporativo di una specie di sindacato.

Questo quadro non corrisponde a quanto si è sentito nei giorni dello sciopero di Milano da parte di tassisti, amministratori e politici di opposizione. Credo mostri come sul tema delle liberalizzazioni non si faccia altro che portare preconcetti viziati dall’interesse, talvolta anche legittimo, in modo piuttosto belluino. E se capita su una bagatella come i taxi lascio a voi di estrapolare ai casi in cui di sostanza ce n’è parecchia.

P.S.: Piccola guida alle fandonie usualmente sdoganate

In America, dove c’è la liberalizzazione, i tassisti sono immigrati appena arrivati.

Negli USA, come nella maggior parte dei paesi del mondo, il servizio si svolge con licenze a numero chiuso. Solo che è permesso detenerne molte senza guidare direttamente, per cui le compagnie di taxi sono in realtà portafogli di licenze che impiegano autisti avventizi. La rendita c’è lo stesso, solo che è concentrata.

Le licenze sono scambiate illegalmente.

Esistono prassi molto radicate e che in sostanza coinvolgono l’Amministrazione, tanto che l’acquisto della licenza viene finanziato regolarmente dalle banche, sia pur con garanzie.

I tassisti non fanno ricevute e quindi non pagano le tasse.

Non so quanto paghino e sarebbe utile facessero ricevute emesse dal tassametro, se non altro per trasparenza verso i molti datori di lavoro che rimborsano le corse, ma se c’è un’attività in cui lo studio di settore può dare risultati affidabili è proprio il taxi.

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Grazie per aver votato!

Pubblicato da Luca Bianchetti

Laureato in ingegneria e psicologia, ha un MBA. Ha fatto il consulente direzionale con società multinazionali, si è occupato di molti progetti di trasformazione e di ridisegno dei processi. Iscritto al PRI nella prima repubblica, non sa più a che santo votarsi.

9 Risposte a “Taxi: liberalizzazioni accidentali”

  1. Ribadito che i taxi sono un esempio per parlare di tema più generale, 8.000€ sono proprio pochi. Se non si obbligano a ricevute, bisognerà rivederli questi studi di settore.

  2. @Ibianchetti …Bianchetto [per Me] “WELCOME TO…”

    In breve:

    1- forte deregolamentazione, in un quadro di chiare, poche ma efficaci norme;

    2- sgravi fiscali – la manutenzione di un taxi è davvero elevata, per capirCi – se, e soltanto se, dimostri che non hai pendenze di nessuna natura (legale; col fisco, in primis);

    3- point of sale obbligatori su tutti i taxi (senza di questi, se non ritirano la licenza, la corsa è gratis: basta avere la CAZZIMMA e chiamare la GF);

    4- incentivare a livello aziendale – come molte Società già fanno (come sai!) – pacchetti di corse compensativi all’interno della quota variabile del salario mensile (fiscalmente nessuno Ci perde; neppure lo Stato). In questo modo il tetè-a-tetè è chiaro: si recupera – già ora – circa il 40% del “nero”, in quanto entrambe le controparti hanno convenienza a dichiarare la transazione;

    5- a livello locale concedere ai tassisti o a Loro cooperative-società, la possibilità di “sostituire”, in determinati orari, i servizi di trasporto pubblico con convenzioni ad hoc: si accede solo se si è in regola.

    Carota e bastone, come sempre.

    Su US aspetto che arrivi TIMES il Caronte, così Lo facciamo scrivere un pò (che fine hai fatto CAROGNA?!? Lo sappiamo che sei timidino, ma torna à Surrient’. Il Sole Ti aspetta!).

    Saluti … anche con due sfogliatelle, Zio Cane!

    ✍✓ _s-U-r-f-E-r_ ✍✓

  3. La barzelletta delle dichiarazioni è la stessa delle statistiche, io non ho polli, il mio vicino ne ha due, per la statistica abbiamo un pollo a testa.
    La media della dichiarazione dei tassisti italiani è 14mila euro, non 8 mila. Ma nessuno dice mai che su 58 mila aziende taxi in Italia, 30mila almeno lavorano in piccole città, dove il lavoro del tassista è spesso solo stagionale.
    Logica conseguenza è l’abbassamento della media, a Milano i nostri commercialisti non accettano meno di 20 mila euro al netto!
    Stefano Magatti

  4. beh se è per questo mi pare che le licenze commerciali avessero molte analogie con la storiella dei tassisti. Poi arrivò un certo Bersani (in realtà una marionetta) e di colpo investimenti fatti con grandi sacrifici che avrebbero costituito una onorevole liquidazione se ne sono iti in fumo. Altro che esodati !
    Il risultato è stato consegnare un kalashnikov in mano ad uno scimpanze ed i morti non si contano più.
    Poi sono intervenute le grosse catene a distribuire il colpo del coniglio Altro che Uber !

    In tutto questo marasma si sono intrufolate le mafie di tutti i tipi ed il mercato è andato talmente in palta che perfino i camorristi han mollato il colpo ed han venduto tutto ai cinesi.

    Una vera genialata !

    Se qualcuno a suo tempo aveva dato regole al mercato era perchè ci si era già accorti che un mercato deregolamentato si fotte da solo e diventa appannaggio dei big

    Altro che libera concorrenza . In più non ho mai capito perchè se un mercato è libero non può essre libera anche la contrattazione del lavoro .

    Mah …sono tante le cose che non capisco

  5. Le ricevute le fanno i tassisti, eccome! non amano fare le fatture perchè non recuperano l’IVA (mai!) ma al Cliente non cambia niente.Piuttosto ci sono persone che le ricevute le chiedono maggiorate, per avere rimborsi più alti dalle proprie Aziende. lo sapevate questo? allora in quel caso fanno bene a rifiutarsi. Soltanto che poi è facile vendicarsi mettendo in giro storie diverse. 8000 euro? forse è un tassista di Canicattì! quanto pensate possa guadagnare un tassista in alcune regioni e cittadine? Almeno sono 8000 euro! Invece chi non paga tasse, e nessuno si accanisce su loro quanto sui tassisti regolari, sono gli abusivi. Non solo non pagano tasse, inps, inail, suoli pubblici, revisioni, multe, telepass e…la lista è infinita di quanto versano i tassisti nelle casse pubbliche, ma sono quelli che prendono i sussidi di disocuppazione, case popolari, cure e libri gratis, forse avranno un giorno anche la pensione sociale, pur non avendo versato niente. Volete il mercato taxi più libero di così? qui tra abusivi, noleggiatori di mezzi falsi (anche loro tutto a nero), e varie organizzazioni che stanno venendo avanti con prezzi civetta (perchè poi l’aumenteranno) mi pare che ci sia poco da liberalizzare. Il taxi lo pagate solo se lo prendete, la gente chiede prezzi più bassi, ma non si rende conto che anche il tram, un treno pubblico e ANCHE il treno “Italo” (altro bell’esempio di come vanno le cose in Italia) che non prendererete forse mai nella vita, ve lo ritrovate a pagare sotto altre forme. e nessuno se ne accorge, o non protesta, come è possibile?

  6. @StefanoMagatti -ET- @stefi

    BenVenuti, INNANZI-tutto. E’ un piacere leggere commenti da “insiders”.

    La categoria di cui fate parte, La conosco aSSai bene, visto che utilizzo SpeSSo i Vostri “servizi”, anche all’Estero – divertendoMi un sacco.

    Lasciate stare i sentito dire e/i dicitur “italici” – è lo sport nazionale pontificare sul lavoro altrui senza avere alcuna cognizione di causa: l’IGNORANZA è il solo TREND in CONTINUA CRESCITA in ITALIA! -, guardando sempre nelle tasche non proprie – e concentrateVi sui problemi della Vostra categoria-“FAMIGLIA”.

    “Prima in casa, poi fuori”.

    Mediamente siete rappresentati da “mezzi” galeotti o “sherpa” di “politici” S-C-I-A-C-Q-U-O-N-I: se non iniziate a fare pulizia – con l’ACIDO – dalla “testa”, sarete sempre a fine corsa e indicati – col diTino – al pubblico ludibrio.

    S-E-M-P-R-E!

    Selezionare i MIGLIORI – in T-U-T-T-I i S-E-N-S-I – nelle Vostre rappresentanze. Tosti e forti, ma PURI e PROFUMATI. LINDI, S-E-N-Z-A M.A.C.C.H.I.E!

    Riguardo ai problemi TRA “Voi-Fisco-Cliente”, con i POS – o ultimi derivati tecnologici – si risolvono tutte le tarantelle – cartuscelle aSSurde – che dovete affrontare quotidianamente – anche/soprattutto con i pseudo “facoltosi” – “i più tirchi dei tirchi”; della serie: nessuno “fotte-rà” nessuno – Stato compreso; anzi, ante-tutto.

    Avete/rete tutto da guadagnare.

    Allacciate le cinture e spero di rileggerVi nuovamente in questo spazio di svitati.

    ✍✓ _s-U-r-f-E-r_ ✍✓

  7. “Mediamente siete rappresentati da “mezzi” galeotti o “sherpa” di “politici” S-C-I-A-C-Q-U-O-N-I:” AHAHAHA!!! te da chi sei rappresentato? o non ti rappresenta nessuno oppure non creo che i tuoi politici siano puri, bianchi e tersi….e poi mi piacerebbe sapere a quali ti riferisci ?!e i nostri rappresentanti, son tanti, questo si è un problema, ma nessuno è una pappamolle, altro che , più tosti non si potrebbe 😉
    una nota sul POS , BEN VENGA! vogliamo sempre rimpinguare le banche? per una corsa di 5/6 euro pagare la transazione, sia tassista che cliente…. mah! a prescindere dal tassista che in questa maniera, visto che la corsa non la può aumentare, fa uno sconto tutte le volte. ci additino pure. alla fine fanno il gioco di chi comanda…un bel diversivo tutte le volte, mentre ci additano continuano a farsi fregare perchè distratti da un problema che non c’è…non c’è. Nessuno gli obbliga a prendere il taxi, vadano con gli altri mezzi pubblici se credano. i nostri rappresentanti, son tanti, questo si è un problema, ma nessuno è una pappamolle, altro che , più tosti non si potrebbe.

  8. Saro’ fuori tema ma poco tempo fa atterrai a Malpensa per farmi portare a Milano, pagando 130 euro la corsa.
    A Milano entro in un taxi e leggo sul vetro “corsa fissa malpensa milano 90 euro”. Chiedendo spiegazioni al taxista mi viene spiegato che alcuni tassisti ne approfittano nascondendo la corsa fissa e caricando il cliente con tariffe da tassametro.
    A New York prendo un taxi e con 50 euro vado in aeroporto, senza tanti trucchetti italici.
    W l’Italia e complimenti!

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