Titoli di Stato: a chi li venderà il Ministero del Tesoro?

risparmi finiti

Banche ormai sature di BTP, occorre trovare altri acquirenti sul mercato. Joerg Asmussen ha detto il mese scorso.

“Il futuro della zona euro non sarà deciso a Parigi o Berlino, o di Francoforte o Bruxelles. Sarà deciso a Roma.”

Tanto per far capire che il problema Italia non è certo da sottovalutare.
La giornata di ieri è stata coniata dall’ennesimo successo del Tesoro nel collocare i BTP Italia. L’ultimo di una serie di collocamenti brillanti che hanno permesso anche di allungare un po’ la vita media del debito e abbassarne il costo. Certo, il rischio a cui siamo sottoposti (in caos di rialzo dei tassi) resta sempre fortissimo. Pensate che alla fine dell’anno il rapporto debito PIL sarà pari al 133% , il che ci costa ad oggi la bellezza di 85 miliardi di Euro (ovvero il 5.4% del PIL prodotto!) in interessi pagati, con tassi che sono oggi ai minimi storici. Immaginatevi che succede se i tassi dovessero lievitare e quale sarebbe l’impatto tragico sui già debolissimi conti pubblici. Ecco perché è necessario intervenire quanto prima, con qualsiasi mezzo, magari anche impopolare, ma INTERVENIRE!
(per la cronaca le soluzioni più rapide che mi vengono in mente in questo momento sono la vendita NON dissennata del patrimonio pubblico ed un inasprimento fiscale sui grandi patrimoni).
Capite benissimo che, con uno scenario recessivo ormai cronico, il debito pubblico italiano resta comunque e sempre un elemento di rischio non indifferente, anche se il mercato, grazie alle garanzie offerte da Draghi e dalla BCE, si presenta senza grandi fonti di volatilità.
Malgrado tutto, però, questa fonte di rischio resta un elemento DETERMINANTE per la valutazione dei maggiori possessori di questi bond, ovvero…le banche italiane, che ne hanno fatto incetta soprattutto dopo le manovre straordinarie della BCE targate come LTRO. Obiettivo duplice: per la BCE significava stabilizzare i corsi, per le banche, fare utili facendo carry trade.


Ormai però il vaso è colmo e come ci ricorda Reuters in un suo flash…
Italian banks are near saturation point after two years spent frantically buying their own government’s bonds, forcing the Treasury to find alternative investors at home and abroad to finance a 2-trillion euro debt. Lenders’ ability to soak up yet more Italian sovereign debt depends largely on the European Central Bank – which in turn says Italy is crucial to the fate of the entire euro zone. In the coming year the ECB will make strict health checks on banks across the bloc, including a provisional 15 in Italy. It must also decide whether to roll over billions of euros in cheap long term loans which the banks have used profitably to accumulate government bonds, but fall due in early 2015. (Source)
Le banche italiane sono vicino al punto di saturazione, dopo due anni trascorsi freneticamente acquistando titoli di stato. Ora il Tesoro deve trovare investitori alternativi in patria e all’estero per finanziare un debito di 2 miliardi di euro. Prometeia stima che si dovranno collocare a clienti “extra banche italiche” la bellezza di circa 65 miliardi di euro di nuovo debito nel 2014.

BTP: fanno paura a BCE e Eurozona

La BCE sa benissimo che il problema del debito pubblico italiano va ben oltre i confini del Bel Paese. E’ una grande fonte di potenziale instabilità economica per l’Eurozona, capace di scatenare un effetto domino devastante per tutta l’Europa. E questo la BCE ( e la Germania) lo vogliono evitare perché sanno benissimo che i volumi sono mastodontici e la speculazione rischierebbe di diventare incontrollabile.
La volatilità dei BTp, al momento è “controllata” a distanza proprio da BCE e banche. Ma ormai questo connubio sta per finire. Le banche sono ormai stracolme di BTP e quindi occorre trovare altri acquirenti. Nel mese di agosto, le stesse avevano in pancia 397.000.000.000 € di BTP, circa il doppio di quanto detenevano a fine del 2011 (circa il 22% del totale): Ovviamente grazie all’LTRO e alla BCE.
Ma progressivamente gli LTRO scadranno. E cosa succederà? La Bce sarà probabilmente costretta a rinnovarli proprio in nome della stabilità di cui prima parlavo.
Ma poi c’è anche Basilea III, che si dimostra molto critica nei confronti delle banche cariche di debito del Sud Europa. Quindi che fare? La soluzione di per se è a portata di mano ma molto complessa, visto che va in contrasto proprio con i principi qualitativi di Basilea III. Ovvero…un nuovo LTRO che molto probabilmente verrebbe sottoscritto per la maggior parte ancora dalle banche italiane. Ma sono tutti palliativi. La questione è decisamente complessa e per certi versi ci accomuna (sotto questo aspetto ) agli USA.
Infatti si sa che la FED è il primo cliente del Tesoro nel sottoscrivere T-Bond e T-Note di nuova emissione. Ma quando avremo il tapering, che cosa accadrà?

[Articolo pubblicato anche su I&M]
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Pubblicato da Danilo DT

Danilo Rambaudi, alias Dream Theater, è un operatore finanziario dal 1995. Asset Allocation Manager, collabora con istituzioni finanziarie e siti finanziari italiani e non, nell'ambito dell'analisi e della ricerca. Analista tecnico, ma anche padre e marito (e a volte se ne dimentica).

7 Risposte a “Titoli di Stato: a chi li venderà il Ministero del Tesoro?”

  1. Io lo dico da tempi non sospetti: stampiamo BTP (Insomma, titoli di stato) al portatore a interesse zero e paghiamoci i debiti della P.A., poi con quei BTP ci si possono pagare (magari in parte) le tasse e così vengono reincamerati dallo Stato e termovalorizzati… Quando la spugna bancaria sarà satura ci dovranno pensare…

  2. @ Danilo

    Ottimo il grafico, però mi sembra marginale la nazionalità del (fantasma giuridico) creditore. Marginale a livello tecnico, poi è ovvio che ci sono problemi politici di vario genere.

    Non sarebbe meglio prima bruciare ciò che ha in pancia la propria banca centrale, poi ciò che ha in pancia la BCE, quindi le banche commerciali ‘interne’ e poi quelle ‘estere’?
    Si va con ordine e poi si ragiona sul residuo.

    (ripeto: mi sembra un concetto sempre più relativo quello della nazionalità delle banche e dei fantasmi giuridici/corporations in generale).

    @ Luigiduca

    Perché stampare BTP e non direttamente moneta con cui andare a chiudere le partite di debito?
    Se stampi BTP e poi ci fai pagare le tasse, ti trovi sempre con la coperta corta delle entrate mancate, no?
    Sì, forse pian piano sostituisci il debito oneroso con debito a costo zero, ma nel frattempo? E se poi il debito non te lo compra nessuno?
    Se devo stampare, stampo per bene, no?

  3. Domenico, perchè “it’s not in de trììììììì-ti” come dice Draghi: non è nei trattati. La moneta è solo l’€ e la emette la BCE, non la puoi chiamare moneta, anche se di fatto un BTP al portatore ne avrebbe molte delle caratteristiche.
    Sulle entrate mancate bisogna ragionare, è per quello che ipotizzo la possibilità d pagare “parzialmente” le tasse con il BTP. Già oggi abbiamo saldo primario in avanzo e l’aumento del debito è dovuto principalmente al pagamento di interessi, già abbattare l’onerosità del debito sarebbe un aiuto. In ogni caso non è detto che si debba termovalorizzare tutto, parte delle entrate mancanti potrebbero essere coperte da emissioni di BTP al portatore: nel dettaglio bisogna vedere quali sarebbero le quantità “ottime” e bisognerebbe avere una classe politica in grado di gestire con criterio lo strumento e non per alimentare ulteriori clientele (avere una stampante in cantina per questa gente equivarrebbe ad accesso illimitato ad eroina purissima per un tossico senza più speranza)

  4. @ Luigiduca

    …avere una stampante in cantina per questa gente equivarrebbe ad accesso illimitato ad eroina purissima per un tossico senza più speranza…

    Su questo sono sostanzialmente d’accordo; infatti lo strumento (monetario) andrebbe cambiato in toto, assieme ai criteri di funzionamento della demo-crazia.
    Tutti si lavano la bocca parlando di dema-gogia, in merito a scelte troppo radicali;
    ma con cosa abbiamo con-vissuto finora se non con scelte demagogiche fatte a favore dell’occidente – incluse le cosiddette classi subalterne o aristocrazie operaie – a sfavore della gran parte del resto del mondo, in totale irresponsabilità rispetto alla finitezza delle risorse? Sì, possono essere discorsi troppo generali, ma ormai mi sembra che debba ragionare ALMENO a livello di macro-regioni, quindi…

    Quanto dicevi tu è vero (sia a livello tecnico che politico): infatti potrebbe essere fatto; come niente impedirebbe – solo per esempio – al Tesoro di creare un sistema di clearing basato su cambiali e permuta (simile al barter già funzionante altrove, ma con ‘certificazione ministeriale; ho consegnato per caso e solo per eccesso di scrupolo uno schema a Zanonato su un treno, qualche settimana fa) per by-passare la stretta creditizia e dare fiato al tutto? E’ solo un esempio, ma il trìììììti quindi non ci impedisce QUALSIASI cosa.
    E quindi è la volontà politica che manca.
    (bravo damico, sai che scoperta!)

    Per questo devono essere le basi (attivismi, associazioni, circoli, centri sociali e culturali, artisti etc) ad attivarsi per creare basi di ragionamento (monetario) diverse con cui cominciare a fare SERIA pressione. E ragionare su strade alternative al sistema ma non necessariamente alternative fra loro: nel senso che la strada suggerita da te, se inserita in un contesto propositivo di ampio genere e con diverse scadenze temporali, con agende serie e ben supportate da consapevolezza generale, in un clima di ragionamento condiviso e non conflittuale, sarebbe foriera di sviluppi molto interessanti, come varie altre proposte che girano. A questo sarebbero utili TUTTI gli apporti: dai tecnici trader, ai filosofi, agli psicologi, dai professori agli attivisti. C’è questa volontà? Si può costruire? Non si può risolvere tutto DOMANI, ma si può cominciare a fare qualcosa di più strutturato e condivisibile?
    Oppure vogliamo continuare a tirare dalla ‘parte nostra’, dalla parte della demagogia occidentale, che finora ci ha accarezzato la testa, portandoci in questa situazione senza uscita?

    Sono andato un po’ in là, ma tant’è.

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