Una pensione è per sempre

“È una foto della realtà dell’Italia attuale dove i giovani arrivano a fine mese solo con l’aiuto della pensione dei nonni o dei genitori”.

Il nuovo film di Ficarra e Picone “Andiamo a quel paese” riesce a divertire e far riflettere su alcune tematiche molto attuali. I due comici siciliani si sono infatti calati nella realtà dell’isola descrivendo dei fenomeni drammaticamente reali.

Con leggerezza disarmante si racconta della “raccomandazione” come unica via per avere un posto di lavoro; della disoccupazione come diffuso status mentale più che sociale; del rito della perpetuazione della pensione e la sua funzione da ammortizzatore sociale della realtà siciliana; della paradossale inversione della dipendenza demografica del giovane dall’anziano. L’assurdo si raggiunge col tentativo di creare una catena infinita di reversibilità pensionistica al fine di assicurare un futuro più tranquillo per la nuova generazione. Tutto sembra coerente con la percezione che tali comportamenti non siano soltanto diffusi ma che rappresentino parte essenziale della struttura economica del mezzogiorno.

Vediamo se i dati supportano il messaggio del film.

  • Metamorfosi: Incidenza pensioni di reversibilità sul totale delle pensioni: la Campania è fuori scala con un numero abnorme, ma la Sicilia è seconda seguita dalla Calabria. La percezione che il principio “nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”, soprattutto la pensione, sembra confermata dai dati statistici.

Metamorfosi

  • Duplicazione: Numero di pensioni per numero di percettori di pensione. A quanto pare ci sono più pensioni che pensionati, e questo vale soprattutto al sud: in Campania ogni pensionato ha 1.7 pensioni, in Sicilia 1.4.

duplicazione

  • Distorsione: l’eccesso di trasferimenti pensionistici ha degli effetti sul mercato del lavoro. Nel film i due protagonisti, già disoccupati, non solo non cercano un nuovo lavoro, ma la presenza di una o più pensioni a disposizione li allontana definitivamente dalla ricerca di una nuova occupazione (al massimo la ricerca di una raccomandazione).

distorsione CORRETTO

 

  • Cronicizzazione: l’assenza di opportunità occupazionali insieme alla presenza di una fonte di reddito indiretto (accesso ad una o più pensioni) potrebbe aver alimentato il crescere della generazione NEET “Not in Employment or Education or Training”, vale a dire persone che non lavorano, non studiano e non sono impegnate ad imparare un mestiere da artigiano. In pratica sono degli emarginati dal mercato del lavoro. In Europa, l’Italia è sul podio della classifica dei NEET ed il mezzogiorno è parte preponderante di questo fenomeno.

cronicizzazione

Ficarra e Picone quindi centrano il problema, ma traggono conclusioni per lo più teatrali poichè tali fenomeni sociali sono sintomo di criticità e causa della persistenza di atteggiamenti devianti (sulle cause ho già parlato diffusamente qui).  Ciò non riguarda solo l’uso di risorse pubbliche, ma l’immenso capitale umano sprecato dal perpetuarsi di politiche assistenzialiste che non danno alcuna via d’uscita. Fino ad oggi il problema è stato ignorato: è necessario interrompere questa forma di complicità fra assenza dello Stato e opportunismo di tutti noi cittadini.

 

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Pubblicato da liukzilla

Wealth/Asset manager. Ha sposato la causa dei bond ed è ossessionato dalle banche centrali.

11 Risposte a “Una pensione è per sempre”

  1. Domanda: al grafico sulla duplicazione, inteso come numero di pensioni per percettore di pensioni, lo 0,8 della Liguria come devo interpretarlo. Ad intuito un dato simile non potrebbe essere inferiore ad uno, cosa mi sfugge?

    1. Andrea ti ringrazio per la domanda, mi consente di chiarire che entrambi i primi grafici sono aggiustati per l’indice di vecchiaia ISTAT. Vale a dire che ho modificato i rapporti per neutralizzare l’effetto dei diversi livelli di anzianità per regione. Nello specifico della Liguria, un basso numero di pensioni per persona è artificialmente sceso sotto l’unità perché la popolazione è mediamente più anziana.
      Il file Excel è a disposizione, anche Rogoff e Piketty hanno fatto errori, magari li trovi anche sul mio.

  2. Non ho visto il film di Ficarra e Picone ma spero di andarci. Credo che nel classico stile del popolo siciliano che sa farsi molta autoironia, Ficarra e Picone, hanno portato in primo piano un modus vivendi che, dai grafici, mi pare di capire non sia solo prerogativa del sud ma sia distribuito a macchia di leopardo.. La Campania in pole position seguita però dal Trentino Alto Adige mentre Calabria e Sicilia si distanziano per un misero 0,1% dalla Lombardia, dal Veneto e dalla Puglia… Così come sono rappresentati i grafici danno l’idea che si, al sud il fenomeno sia più esteso ma a voler essere pignoli io non lo metterei così in evidenza (mi riferisco alle pensioni pro-capite mentre non riesco a “leggere” il grafico riguardo al rapporto fra “Forza lavoro e forza non lavoro” per carenza mia di studi sulla statistica, evidentemente. Mi pare di capire che la maggioranza della forza lavoro sia al nord e sempre al nord non lo cerchino mentre al sud vivono con le pensioni di reversibilità. Però se io vado sul sito dell’INPS e leggo le condizioni per ususfruire della pensione di reversibilità trovo che questa non spetta a chi è giovane e abile al lavoro. Qualcosa non mi quadra, o forse sarebbe più giusto dire che i giovani rimangono in casa a vivere sulle spalle del genitore, ma il problema vero è un altro. Ce la fanno a vivere dignitosamente con una pensione di reversibilità, a sposarsi ed a mettere su famiglia? Io so che non si può usufruire di due pensioni quando uno dei coniugi è deceduto, ma c’è l’opzione di scegliere tra la mia e la sua pensione accettando quella più “favorevole”. Sbaglio qualcosa?
    http://www.inps.it/portale/default.aspx?itemdir=5739

    1. Ciao Angela, ti ringrazio del commento poiché rispondendoti colmo alcune lacune dell’articolo. I due grafici sulle pensioni non vogliono trarre conclusioni ma mostrare alcuni numeri che non si vedono frequentemente in giro per blog e giornali. Non voglio alludere a comportamenti fraudolenti, ma di sicuro la concentrazione al sud, dove c’è meno partecipazione al lavoro, deve far pensare. Infatti i due grafici successivi, chi lavora o chi lo cerca (forza lavoro) e chi non lo cerca e chi non lo vuole nemmeno cercare, mostrano percentuali quasi speculari alla concentrazione di pensioni. Mi preoccupa ancora di più l’ultimo grafico, che mostra gli “emarginati” del mercato del lavoro, che sono per lo più giovani.
      Concludendo, il mio tentativo serve a stimolare il dibattito riguardo alla mia conclusione per cui fino ad ora le pensioni hanno consentito il mantenimento di una vita sacrificata ma decente a diverse generazione in contemporanea. Ma per quanto ancora sarà vero? È necessario evitare di andare fino al punto di rottura sociale, e per questo non basta qualche soldo in più per il sud nemmeno fosse elemosina: serve un piano complessivo per ritrovare il capitale umano perduto definitivamente.

  3. @liuk__ Sono io che ringrazio Te in quanto mi stai facendo riflettere su un problema sociale a cui non avevo mai pensato. Però perdonami se le tue conclusioni le condivido a metà. La pensione, almeno da ciò che riporta il sito INPS viene erogata alle vedove, quindi ne desumo fino alla loro morte, ai figli disabili e/o minorenni, o studenti fino al momento della laurea e per gli altri non oltre il 21mo anno di età. Il problema che al sud non si cerchi lavoro perché si vive con una misera pensione credo che sia relativo. Forse si, c’è una specie di inedia, di abulia nel provare a fare qualcosa in quanto tutto è aleatorio. Oggi c’è la sicurezza di mangiare domani chissà. Nessuno investe al sud dal tempo della Cassa del Mezzogiorno che erogava incentivi alle imprese del nord che venivano ad aprire al sud… Salvo chiudere dopo qualche po’ di tempo e dopo aver incassato gli incentivi. So che parte del problema era, ed è legato alla prevaricante presenza della malavita organizzata. Però, quello che pochi considerano è che il sud emarginato, sempre più abbandonato a se stesso, ha esportato su tutto il territorio nazionale questo suo malessere contagiando il nord. Cavour diceva che : “Il formare l’Italia, fondere insieme gli elementi che la compongono, armonizzare il Nord con il Sud, presenta altrettanti difficoltà di una guerra contro l’Austria o una lotta con Roma”. Il problema è proprio questo a parer mio se non si risolve la questione meridionale (favorendo il lavoro per diminuire la disoccupazione) non si risolverà mai e poi mai la questione Italia. Ed è anche vero che ci sono molti più laureati e diplomati al sud che nel nord-est italico, proprio perché lì c’erano( il passato ormai è d’obbligo) molte più imprese ed i giovani lasciavano la scuola in quanto avevano l’occupazione garantita, mentre al sud in attesa del lavoro, si pensava a prendersi un pezzo di carta.
    (Ma forse sono andata in O.T? Colpa dell’ora, perdonami se è così)

    1. Sul mezzogiorno ho scritto un piccolo pezzo qualche settimana fa, “tutta colpa di Garibaldi” http://www.pianoinclinato.it/questione-meridionale/ in cui descrivo sommariamente le cause dei problemi attuali come risultato di politiche di colonizzazione e depauperazione degli ultimi 50 anni (almeno).
      Sulla percentuale di laureati concordo con te, ma se prendi alcuni indicatori di qualità dell’istruzione, il sud sembra essere ancora indietra (sarà colpa della media di Trilussa?).
      Insomma, serve un progetto, non serve che imposto dal Governo centrale o regionale ma è cruciale che lo Stato inizi ad essere presente non solo quando raccoglie le tasse ma anche quando deve favorire la crescita (non distribuire regalie).
      Essendo “diversamente nordico”, mi sento coinvolto emotivamente in questo dibattito. Sec me è fondamentale rimettersi in discussione e tornare progettare una vita migliore, realisticamente possibile. E forse, per andare avanti è necessario fare tutti un passo indietro.

  4. Non posso che essere d’accordo con Te. In tutto e su tutto. Ed è bello incontrare persone di un certo spessore culturale che non si fanno abbindolare da dietrologie o facili qualunquismi dettati più da opportunità di comodo che suffragati da dati scientifici.
    Il mondo degli intellettuali del sud non può che condividere questo tuo pensiero.
    Grazie anche a nome loro.
    Quanto a me, spero di non chiudere gli occhi prima di vederne il riscatto morale e sociale.

  5. Sono io che ringrazio Te per l’attenzione e per avermi portato a riflettere su un’altra importante questione. Ulteriori problemi da risolvere…

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