Il Bullo, il Furbo ed i Cattivi

Come vi avevamo anticipato, la lettera da Atene a Bruxelles è arrivata. I punti del piano non sono 6, ma 7.  Ma, quantità dei punti a parte, la bocciatura da parte dell’Eurogruppo sta risuonando sonoramente.

La sensazione, sempre più, è che prima ancora dei contenuti, ad essere bocciata è la linea di comportamento: il nuovo governo greco ha sbandierato agli elettori promesse che qualunque soggetto (economicamente-politicamente) adulto poteva intuire fossero velleitarie e prive di solide fondamenta. Dopo il successo delle urne abbiamo assistito ad un timido (risibile) tentativo di Davide di ricattare Golia. Mentre l’Europa si appresta a sterilizzare ogni possibile conseguenza di eventi non desiderati da alcuna delle parti in causa (sì, parlo della cosiddetta #Grexit) il governo greco sperimenta giorno dopo giorno lo spazio sempre più limitato che gli è rimasto per minacciare qualcosa,mettendosi in una condizione talmente spiacevole che quando poi arriva a chiedere come un’elemosina ciò che la controparte temeva di dover imporre, finisce per prendersi pure un “no” (o meglio un “nein”), a testimonianza di una trattativa condotta talmente male che il punto di incontro finisce per essere oltre il punto di partenza dell’altro interlocutore.

Prendiamo il caso del “mancato scoop” del Corriere della Sera sulla minaccia di referendum: il ministro greco delle finanze Varoufakis ha ventilato la possibilità di ricorrere ad un referendum ed il quotidiano si è precipitato a definirlo “referendum sull’€”.  Ma Varoufakis ha precisato subito che l’eventuale referendum sarebbe sui contenuti delle riforme e della politica di bilancio, non su un’uscita dall’euro.

Il Corriere invece di fare marcia indietro preferisce insistere nella pretesa di aver ragione:

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Ma, al di là di questo, la vera questione è quella di un governo che farfuglia disordinatamente: a poco più di un mese dalle elezioni dove si è mai visto un governo sottoporre a referendum le riforme? Un governo appena incaricato ha pieno mandato, parlamentare ed elettorale. Il tempo delle verifiche non può ragionevolmente essere questo. Dunque si tratta solo di:

L’atteggiamento delle “Istituzioni” (guai a voi a chiamarle “Trojka“, è l’unica cosa che Atene ha ottenuto…) sembra lo sconsolato scuotere la testa di chi pensa “Guarda come ti sei ridotto, facendo così mi costringi a vessarti ancor più di quanto avrei voluto“. Il senso del commento dei funzionari di Bruxelles alla lettera (“indegna di un paese industrializzato“) sta qui, non nel contenuto, ma nel constatare che l’élite politica di un Paese sia arrivata da sola, con minacce vuote, a mettersi nelle peggiori condizioni per indurre -politicamente- la propria controparte a respingere le proposte ed essere costretta al alzare l’asticella.

[tweetthis]La bocciatura di Bruxelles alla lettera di Atene va oltre i contenuti[/tweetthis]

Qui di seguito il testo della lettera con cui Dijsselbloem risponde a Varoufakis

Dear Yanis,

I thank you for your letter, dated 5 March 2015, and for the attached document outlining in some detail seven of the reforms planned by the Greek government.

This document will be helpful in the process of specifying the first list of reform measures you submitted earlier on 23 February, which needs to be agreed with the institutions by the end of April, in line with the Eurogroup statement of 20 February. The proposals described in your letter will thus need to be further discussed with the institutions. Let me also clarify that in the course of the current review the institutions will have to take a broad view covering all policy areas and I count on your cooperation in this regard.

I am pleased to learn that technical discussions between the Greek authorities and the institutions will resume shortly, and we have agreed that the discussions with the joint institutions will take place in Brussels. Technical work to support this process will be done on the ground in Athens jointly and together.

As agreed at our last meeting on 24 February, I would encourage you to work in close coordination with the institutions with a view to achieve a speedy and successful conclusion of the review.

Yours sincerely,

Jeroen Dijsselbloem

Viene dunque concesso alla Grecia di gestire le trattative a Bruxelles (l’ennesima fuffa da dare in pasto agli elettori greci come una “grande conquista”) finiremo per scoprire che questo costerà in voli e coordinamenti un altro paio di giri di austerity.

La vicenda greca di questi anni farà scuola oltre che per economia e pubblica amministrazione, anche in sociologia e gestione della diplomazia. Del resto il ruolo di culla della civiltà glielo impone.

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Grazie per aver votato!

Pubblicato da L'Alieno Gentile

Precedentemente conosciuto con il nickname Bimbo Alieno, L'Alieno Gentile è un operatore finanziario dal 1998; ha collaborato con diverse banche italiane ed estere. Contributor OCSE nel 2012, oggi è Global Strategist per l'asset management di una banca italiana.

9 Risposte a “Il Bullo, il Furbo ed i Cattivi”

  1. Benchè io sia un convinto europeista e filoeuro (malgrado ne riconosca tutti i difetti e le attuali fragilità, così tanto da non prendermela se più che filoeuro mi si possa tacciare di paura di un eventuale €exit…), tuttavia non mi è facile stabilire EMOTIVAMENTE da che parte stare.
    Mi spiego: la grecia ne ha fatte di tutti i colori (falso in bilancio pubblico, corruzione, clientelarismo, mancate riforme e tessuto imprenditoriale privato mai realmente sostenuto); tuttavia mi chiedo se sia veramente sbagliato concedere ai cittadini di un paese sovrano democratico e liberale di scegliere, per via elettorale, cosa fare dei propri soldi, dato che hanno un avanzo primario (o almwno lo avevano fino a dicembre 2014, un mese prima delle elezioni…ora mi sa che tutto è – se possibile – ancora più complicato).
    Dato che il paese non cresce, ed è ormai consapevolezza quasi comune e unanime che l’austerity non fa che dare la mazzata finale quando l’unica risorsa lasciata alla crescita sta nelle “riforme strutturali” che si sa dipanano effetti solo dopo anni, dato questo mi chiedo insistentemente: “ma perchè non concedere a questi poveracci di fare politiche espansive e deciderle loro?”.
    È il solito problema alla fine: ha un costo (economico e sociale e comunitario) superiore non coordinarsi tutti uniformemente per convergere ai famosi parametri di Maastricht (e da qui i vari fiscal compact e two e five packs e via dicendo), oppure ha un costo superiore finire nella tenaglia della debt-deflation con vincoli di bilancio e stringere i denti ben sapendo che tutto lascia presagire che aumenterannno povertà disoccupazione ineguaglianza nella distribuzione del reddito eccetera?
    Io finora avevo optato per preferire la convergenza, considerando il sogno europeo di unificazione, ma di fronte ad una crisi persistente e che che da locale sta diventando globalmente europea mi sa devo ricredermi.
    Spero sempre di sbagliarmi, ma ormai i dubbi stanno montando, e forti.
    Manca democrazia in questo sogno iniziato 60 anni fa….

  2. Honi soit qui mal y pense. Sia vituperato colui che pensa male. Ordine della Giarrettiera. Quello che sfugge a voi eurofili (non vi dico di che cosa) è che Varoufakis è il più diletto dei vostri figli.

    Lo avete messo lì proprio per questo. Per offrire uno sfogo alla popolazione che soffre. Per fare esattamente queste figure e poi perdersi nella pattumiera della storia. L’importante è che l’euro vada avanti, in attesa del TTIP. Il prossimo caso? Podemos in Spagna, ça va sans dire.

    Resta un popolo i cui figli, quando vanno a scuola, cadono dalle sedie perché non mangiano da due giorni. Evviva! Avevate ragione voi. Sono i greci il vero problema, mica l’euro.

    Cos’è, poi, la banalità del male? Ce l’ha detto la Arendt. Il luogo dove sparisce l’etica per lasciare spazio al più becero dei conformismi. Dagli al greco puzzone!

    Per la verità ce l’ha detto anche Mundell, il papà delle AVO. L’euro non è una moneta, ma un progetto politico degli ordoliberisti. Che c’entra il concetto di valuta ottimale?

    Io, poi, mi sarei anche rotto le scatole di pagare l’IMU perché i soldi vadano nel fondo-salva-stati e da lì nelle tasce dei banchieri tedesco/francesi, e non al popolo greco, grazie all’euro.

    A voi piacerà, ne sono sicuro (per i tedeschi questo e altro. Chi siamo, in fondo, noi italiani? Un popolo indisciplinato, terronico & polentaro). A me invece no. Non piace affatto.

    Negare il legame fra crisi ed euro, in conclusione, è uno dei peggiori negazionismi. Rallegratevi pure per le figuracce di Varoufakis. E’ quello che avevate programmato, una messinscena frutto della stessa testa.

    Syriza è roba vostra, di voi eurofili. Tenetevela. Ma lasciate stare i greci. Le anime malate sono quelle vostre, non quelle di chi muore di fame.

  3. Comunque ormai è chiaro: Varoufakis è un robot guidato da una sonda spaziale in orbita geostazionaria sul Mar Egeo, sonda gestita dalla CIA direttamente da Houston, così come Syriza è una trovata del New World Order, della massoneria deviata e dei MAN in Black. Non a caso Varoufakis insegnava in Texas a due passi da casa Bush ed è amico di Galbraith, un a-m-e-r-i-c-a-n-o. Tiene la camicia fuori dai calzoni per nascondere gli spropositati ingranaggi genitali.

    Tsipras ha soggiornato in passato negli USA dove è stato addestrato agli hamburger e al comunismo di coccio abbindolamanifesto e poi riprogrammato neurologicamente con chip (e chop) sottopelle è stato rispedito ad Atene. Infatti sorride sempre come uno scoiattolo.

    Gli ordoliberisti turbofinanziari con i loro peti ci soffocheranno tutti e l’euro è indubbiamente anche il responsabile dei mutamenti climatici e della minacciata estinzione delle giraffe.

    L’unica è ritornare a Marx, Gramsci e all’autarchia cara a Roberto Farinacci, che essendo morti tutti e tre possono essere venduti anche come golosissimi di Nutella spalmata sul caciocavallo, tanto nessuno smentirà.

    La morte di Marx, Gramsci e Farinacci è chiaramente da ascriversi all’euro, a Mario Draghi ed ai banchieri tutti. Son loro l’origine di tuttissimi i mali e di tuttissimi i dolori: anche quelli premestruali.

    Che poi i lavoratori per mangiare debbano essere assunti in aziende finanziate da banche è quisquilia trascurabilissima e mito da fonderia ottocentesca, venduto alle masse ignare ed ignoranti, pronte a bersi qualsiasi cosa. Noi no, noi non la beviamo, no, mai e poi mai, noi sappiamo e noi linkiamo.

    ( il documento nella sua versione integrale è di 8.987.504.750.437.503.445.049 pagine, che qui ho riassunto con successo nella sua essenza, per comodità dei lettori).

    1. Quando ho parlato di banalità del male, mi riferivo esattamente a gentiluomini (o gentildonne) come te.

      L’ironia idiota che usi (idiota perché sulle tragedie non si fa ironia. Magari fanne su tua sorella. Avrai senz’altro un successo migliore) è tipica dei gentiluomini (o delle gentildonne) un po’ ignoranti (nel senso del non sapere) che, non avendo argomenti per imbastire un qualsiasi discorso dal senso compiuto, si rifugiano nelle cazzate.

      Io ho citato un premio Nobel, Mundell. Tu invece chi? Oscar Giannino? Forza, argomenta le tue opinioni, non vedo l’ora di risponderti. Vediamo se hai un briciolo di coraggio oppure te la fai sotto, vile (tale è chi sputa su chi muore di fame).

      1. Innanzitutto diamoci una calmata.
        Non mi pare che Sakura sputasse su chi muore di fame, ma sull’idea che l’alfa e l’omega di ogni problema sia uno strumento di pagamento, una convenzione, sul cui ruolo alcuni stanno sviluppando una vera e propria ossessione.
        Quanto all’aver programmato Varoufakis e la sua vittoria, mi duole dover smentire Ocnarf, ma non ho neanche lontanamente la possibilità di programmare il successo elettorale di alcuno, in nessun Paese del mondo. Anche se, devo ammettere, mi piacerebbe molto avere questo potere, mi faciliterebbe un bel po’ la vita.

        Le rigidità dell’euro, alcune inevitabili, altre meno (ma tant’è quando si convive in tanti bisogna concordare tutti o almeno essere in maggioranza), hanno indubbiamente evidenziato e reso più gravi i problemi insiti nell’economia greca (e non solo). E hanno reso anche impossibile “affrontarli” come un tempo. Il nodo è tutto qui: la malattia non è l’euro, semmai l’euro è una cura poco adatta. Nel senso che l’abitudine era curare i sintomi per non fare la fatica di curare la malattia ed ora, per colpa dell’euro, è impossibile occuparsi dei soli sintomi.

        Negazionismo è negare che la politica greca abbia nascosto i propri buchi di bilancio per poter far parte dall’area euro, allo scopo di finanziare la politica dell’eccesso a tassi più bassi. Dare oggi la colpa all’euro, nel senso di imputargli il ruolo di aver generato i problemi non è intellettualmente onesto. Più corretto, a mio avviso, è invece asserire che il “vincolo esterno” che si è scelto di avere aderendo all’euro comporta -oltre ai vantaggi che hanno generato la scelta- delle complicazioni nella gestione della politica economica nazionale, rendendo più pesante il carico della crisi.

  4. Sono educato con chi a sua volta è educato, ma nessun problema a scendere di livello con chi non lo è. Se crede mi banni pure. Fra le tante cose che avrei da dire, avendo al momento un po’ di fretta, propongo quanto a seguire, ma se del caso nessun problema a tornare sull’argomento, nei limiti fisici consentiti da un commento.

    Tratto da questo sito, http://truth-out.org/news/item/29260-palast-to-syriza-don-t-lie-it-s-impossible-to-end-austerity-within-the-eurozone, ecco tradotto un brano di un’intervista concessa da Greg Palast, un giornalista americano che mi sembra più conosciuto sia di Lei che di Sakura, che parla di Robert Mundell (Sakura credo di no, ma lei dovrebbe conoscerlo):

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    Domanda:

    Parliamo della storia dell’euro. Lei ci ha già detto, nell’ambito di interviste e articoli del passato, che sapeva chi fosse il fondatore dell’euro, ovvero l’economista Robert Mundell. Ci racconti quale visione economica del mondo egli avesse, ed inoltre quali fossero le sue opinioni nel dar vita all’idea della moneta comune europea.

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    Risposta:

    Mundell ha insegnato alla Columbia University e ha anche vinto un Premio Nobel per i suoi studi sulla moneta. Quello che è interessante è che egli lo ha vinto per la teoria sulle “Aree Valutarie Ottimali” [AVO], ovvero che le nazioni possono costituirsi in “Unioni Monetarie” solo quando hanno delle economie simili.

    Due o più economie agricole, pertanto, potrebbero anche avere una moneta comune. Ma Stati Uniti e Canada, invece, dovrebbero avere due valute diverse … ma in senso est-ovest, e non canadese-statunitense, perché gli Stati Uniti e il Canada occidentali dovrebbero averne una, mentre il Canada e gli Stati Uniti orientali dovrebbero averne un’altra [diversa dalla prima].

    Egli credeva, in altre parole, che un’area monetaria come quella che dovesse comprendere, ad esempio, la Germania insieme alla Francia e alla Spagna, fosse una cosa semplicemente ridicola. Si trattava, in effetti, di una violazione della sua teoria, grazie alla quale aveva vinto il Premio Nobel.

    Perché è una questione così importante? Perché si tratta della stessa persona che ha inventato, si potrebbe dire, la moneta unica, che egli ha chiamato “euro(pa)”: ovvero che ci deve essere una valuta unica per tutta l’Europa, e che sia maledetta la teoria delle “Aree Valutarie Ottimali”.

    Ed allora, perché mai qualcuno dovrebbe consigliare una valuta che è esattamente il contrario di tutto quello che ha insegnato? Ho parlato con Mundell. Egli mi ha detto che la questione non ha niente a che vedere con la creazione di una buona valuta. E’ una vicenda che ha a che fare, invece, con il cambiamento della politica in Europa.

    Egli era molto, molto di destra. E’ stato il creatore di un’altra teoria economica che non gli ha fatto guadagnare, però, un altro Premio Nobel: è stata chiamata “economia voodoo”, ovvero la “supply-side economics” [3]. Più tagliate le tasse, maggiori saranno le entrate fiscali. Più deregolamentate l’economia, più prospera sarà la vostra economia e, se deregolamentate le banche, ci saranno meno rischi nel sistema bancario.

    Tutti questi sistemi “dal lato dell’offerta”, che noi chiamiamo “Thatcher Economics” o “Reaganomics”, dopo Ronald Reagan sono stati completamente screditati, ed infine chiamati “economia voodoo”. Eppure è proprio questo ciò che l’euro rappresenta. Uno strumento dell’”economia voodoo”.

    Avendo una moneta unica per tutta l’Europa, con essa abbiamo anche un solo regolamento – non dimenticate che, insieme all’euro, è venuta la regola secondo cui non si può avere un deficit maggiore del 3%, e un debito maggiore del 60%, rispetto al prodotto interno lordo [Pil]. Questo significa che nessuna nazione, non avendo una valuta propria, ha alcun controllo sulla politica monetaria e fiscale, sui tassi di cambio etc.

    In sostanza, si perde completamente il controllo sul sistema finanziario ed egli [Mundell], in effetti, mi ha detto che: “esso viene liberato dall’ingerenza dei parlamenti, dei congressi e dei governi … viene loro impedito di giocare con la politica fiscale ed economica”.

    Quello che voleva dire è che la democrazia è di ostacolo ad una buona economia. Ed allora, cosa succede quando ci si sbarazza della democrazia? Mundell sostiene che: “Questo lascia al governo una sola scelta”, ovvero l’unica che ha a disposizione quando c’è una crisi come quella attuale.

    Quando c’è una crisi, i governi devono eliminare il potere sindacale e i regolamenti, devono privatizzare le industrie, le società elettriche e le aziende per la fornitura dell’acqua, perché hanno bisogno di soldi per pagare i debiti. Eliminando il potere del governo, dei sindacati e della classe lavoratrice, i salari non potranno che essere ridotti. Al fine di mantenere l’occupazione, i governi permettono ai salari di cadere e ai regolamenti di morire.

    In altre parole questa crisi, nei termini di Mundell, è quello che egli aveva previsto e che era stato pianificato dai creatori dell’euro. La crisi non è che una parte del piano alla base dell’euro e dovrebbe causare un riallineamento nel rapporto fra imprese e lavoro in Europa, ed inoltre la distruzione dello stato sociale. E questo è esattamente ciò che è successo. Quello che stiamo vedendo, con il crollo delle economie dell’Europa meridionale – Grecia, Spagna e Portogallo – non è che una parte del piano sottostante all’euro.

    La crisi non è stata un errore, un qualcosa che hanno cercato di evitare. E’ quello che volevano accadesse per generare un riallineamento del potere politico e la fine dello stato sociale europeo. Fra l’altro, la fine dello “stato sociale europeo” generata da una crisi non è che una citazione tratta dallo stesso Mundell. Questo è esattamente quello che egli mi ha detto e che ho registrato su nastro.

  5. Oblorf
    stavo solo scherzando, tutti quei complotti mescolati alla rinfusa mi hanno ispirato….. Tuttavia non mi ripeterò (un vero peccato) visto che non intendo per nessun motivo farla imbufalire di nuovo.

    Si rilassi e il coraggio che indubbiamente la abita, lo spenda nella vita vera. Qui su internet son tutti leoni, gladiatori e difensori degli indigenti 😉

    PS: premi Nobel ce ne sono pro e contro euro. Come avrà inteso da tempo, l’economia non è una scienza esatta, quindi non se la prenda troppo a cuore per uno scherzo….

  6. Sono sicuro che mi hai già scusato. Meglio quattro parolacce a brutto muso, che la solita infinita ipocrisia. Ti concedo tre parolacce rivolte alla mia persona (però non esagerare, ho una certa età).

    Ho appena finito di scrivere, e già mi fai arrabbiare di nuovo. Chi sono i Premi Nobel all’economia che ritengono l’Eurozona una AVO? Anche l’odiato (non solo da me) Van Hayek la riteneva una grossa sciocchezza. Una sciocchezza a tal punto grossa, da costituire un primo passo verso la distruzione dello stato sociale (per questo era favorevole), in barba a quanti, invece, avrebbero dovuto opporsi (partiti di sinistra, destra sociale, sindacati). Sull’argomento ha scritto moltissimo Barra Caracciolo, cui ti rimanderei, se ne hai voglia.

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