Economia della comunicazione; con Vincenzo Cosenza – EPT #85

Vincos

Se tutto è economia, come da sempre riteniamo qui ad “Economia per tutti”, e se oggi la comunicazione è tutto, come chiunque di noi sperimenta quotidianamente, “l’economia della comunicazione” promette di essere materia di incandescente interesse. Roba da maneggiare con cura e, soprattutto, affidandosi a chi pratica e studia da anni gli interstizi tra comunicazione, business e tecnologia.

Nelle nostre “conversazioni inclinate” bordeggiavamo da tempo il tema, alla ricerca dell’ospite giusto, ed infine siamo riusciti a regalarci un mostro sacro del settore: Vincenzo Cosenza, il seguitissimo @vincos di Twitter, fondatore, per dire solo della sua più recente iniziativa, dell’Osservatorio Metaverso, dedicato ad indagare il futuro in divenire di internet e a divulgare le opportunità di questa trasformazione, e autore di una newsletter settimanale compulsata con avidità da quanti cercano riflessioni e notizie sui social media ed il web3 che verrà.
Nella puntata di questa settimana, dunque, abbiamo passato in rassegna con Vincenzo tutti i temi caldi del binomio “economia della comunicazione”.

Da dove arriva la tempesta che scuote Meta, epitome della crisi che coinvolge un po’ tutti i grandi players tecnologici nel settore comunicazione?

Licenziamenti, crolli sui mercati, repentini cambi di denominazione (appunto da Facebook a Meta), ci spiega il nostro ospite, riflettono il venire al pettine di alcuni nodi di fondo dei social media: Zuckerberg ha visto giusto nel cogliere una fase di plateau nell’utilizzo dei social media e ha quindi fatto massicci investimenti sull’evoluzione del settore nella direzione della realtà immersiva (il metaverso), ma si tratta di una scommessa della cui realizzazione si intravvedono per ora solo tasselli, circondati da uno scetticismo che tanto ricorda quello che accompagnò un quarto di secolo fa gli esordi del primo internet, mentre gli effettivi ritorni si potranno apprezzare solo tra una decina d’anni.

Nel frattempo, però, gli investitori vogliono rivedere, su FB ed Instagram, il traffico del periodo pandemico e l’affollamento pubblicitario di sempre ed in questo iato tra una congiuntura non favorevole e strategie percepite come troppo di lungo termine sembra inserirsi la punizione dei mercati.

Senza dire, aggiunge Cosenza, che i principali competitors difficilmente resteranno inerti a fronte dell’imporsi dell’equazione metaverso = Meta. A partire da Apple che potrebbe rilanciare, con occhiali e visori vari, nel segmento della realtà aumentata.

Di tutt’altro segno la crisi di Twitter, la piazza del mondo, percorsa da tentazioni collettive di fuga dagli algoritmi da quando, in particolare, gli stessi sono nelle mani erratiche e febbrili di un proprietario ingombrante come Elon Musk, spesso ambiguamente in bilico tra difesa del free speech e sdoganamento di hate speech e fake news.

Può essere davvero Mastodon l’alternativa a Twitter?

Al termine di una comparazione tra social media centralizzati e decentralizzati (che cioè operano su una rete che non dipende da server di proprietà di una singola azienda), la risposta di @vincos appare improntata ad un forte scetticismo: una fruizione non fluida né intuitiva nonché le limitazioni nella ricerca di utenti e contenuti appaiono, infatti, come punti deboli di Mastodon destinati a risultare insopportabili a troppi degli attuali frequentatori di Twitter.

Non potevamo, poi, perdere l’occasione di affrontare con Vincenzo un tema che, anche per ragioni generazionali, ci assilla: nell’epoca in cui anche i social network si trasformano naturalmente in social media, giacché la domanda degli utenti è sempre più di contenuti invece che di relazioni, ci si deve davvero rassegnare alla crisi, apparentemente inarrestabile, della “old economy” della comunicazione, cioè dei media tradizionali come i giornali?

Anche sul punto, illuminante l’analisi di Cosenza: la domanda di contenuti di qualità c’è e anche la disponibilità a pagare per ottenerli, ma i due veri problemi della stampa tradizionale, soprattutto in Italia, sono la struttura di costi legati al vecchio modello di business ed una certa pigrizia, o mancanza di fantasia, nello sfruttare la tecnologia per un’innovazione di prodotto che non si riduca alla digitalizzazione della copia cartacea del giornale.

Che si parli delle prospettive a breve delle grandi piattaforme di intrattenimento o del tema privacy al tempo della realtà immersiva, il piacere di ascoltare Vincenzo sta nel continuo doppio registro tra il presente che ognuno di noi sperimenta ed un futuro che abbiamo appreso essere sempre meno distante di quanto sembri (tanto che, contagiati da questo clima, noi abbiamo buttato lì anche un cip su chi sarà la prima presidente donna degli USA).

Tra le certezze del presente, comunque, ci sono le piattaforme su cui vi aspettiamo anche questa settimana.

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