Vivere a tassi crescenti

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Perché mai nell’800 e fino alla Prima Guerra Mondiale era di gran moda portare dei baffi ingombranti, o ancora meglio dei “favoriti” o dei curatissimi baffi a manubrio?

Vigeva, in quegli anni, una totale diffidenza verso i giovani. Chi aveva la sfortuna di un aspetto giovanile doveva faticare per superare la sfiducia. La gioventù era un ostacolo, l’anzianità un lasciapassare. Venivano pubblicizzate creme miracolose per la crescita dei baffi, un giovane medico portava una lunga barba e occhiali d’oro, anche se non ne aveva bisogno, solo per acquisire maggiore credibilità. Gli insegnamenti dei maestri erano da considerare indiscutibili, la violazione delle regole era un invito per le mamme a minacciare di “chiamare i carabinieri” affinché il giovane fosse ricondotto all’ordine.

Negli ultimi 40 anni le economie occidentali hanno vissuto in un contesto di tassi d’interesse calanti, un contesto che non ha fatto che far rivalutare costantemente le vecchie emissioni.

Certo, non è stato possibile far indossare dei baffi a dei BTp per farli sembrare più anziani, e non in tutto i mercati finanziari sono uno specchio della vita reale, ma se davanti a noi sta prendendo forma una stagione di tassi e rendimenti crescenti, è probabile che cambieranno anche alcuni aspetti della nostra vita quotidiana.

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andamento storico dei tassi decennali USA

In ogni ecosistema, in effetti, il cambiamento delle condizioni provoca degli adattamenti e delle estinzioni.

Quattro decenni di progressiva discesa dei tassi di interessi hanno accompagnato una spesa pubblica che in Italia equivaleva al 40% del PIL nel 1980 e che oggi supera il 50%. Una traiettoria simile, con valori puntuali diversi, è identificabile per tutte le economie occidentali.

E’ chiaro che lo Stato si è potuto permettere di essere sempre più “invadente” grazie al fatto che il costo del denaro preso a debito non ha fatto che scendere.

La presa d’atto, da parte della Federal Reserve la scorsa settimana, del fatto che l’inflazione non sarà del tutto temporanea e che è necessario iniziare a pensare di anticipare i rialzi dei tassi, potrebbe essere la conferma che ora la lunga stagione dei tassi calanti deve lasciare il passo ad un nuovo ambiente. Un ambiente che dovrà tener conto degli alti livelli di debito/PIL in cui tutti le economie sviluppate si ritrovano, e che pertanto potrà realizzare uno strutturale percorso di rialzi dei tassi solo a patto che la spesa pubblica faccia un passo indietro, lasciando più spazio ai privati.

Non è una coincidenza che questi decenni siano coincisi con l’ascesa della globalizzazione, che è una forza deflazionista perché apre i mercati alla competizione e così facendo genera un impulso all’evoluzione tecnologica. Lo spazio per la ripresa dell’inflazione, e con lei dei tassi di interesse, viene infatti anche dalla de-globalizzazione in corso, con la rinascita delle contrapposizioni fra grandi blocchi.

Prendiamo il caso dei semiconduttori: in questi ultimi anni la produzione di chip si è frammentata in una serie di catene di produzione, dove aziende diverse nel mondo si occupavano di singoli passaggi e processi. La diffusione a macchia di leopardo dei lockdown durante l’emergenza pandemica ha messo in luce la dipendenza delle economie dall’integrità della filiera, assegnando una forza geopolitica a chi ha scoperto di poter -eventualmente- creare dei colli di bottiglia. Nessuno desidera rischiare di restare sotto schiaffo per un elemento cruciale come i chip (ormai necessari per quasi ogni tipo di prodotto) e pertanto USA, UE e Cina si stanno impegnando a ripristinare catene produttive proprie, per poter non dipendere dagli altri. Il risultato finale sarà inevitabilmente una produzione sovradimensionata e non efficiente, meno centrata sull’ottimizzazione dei costi, e quindi a prezzi più elevati.[sociallocker].[/sociallocker]

Un’altra caratteristica deflazionista di questi ultimi decenni è stata quella dell’esplosione demografica in ambito lavorativo: l’ingresso della Cina nel WTO ha di fatto significato l’ingresso nella manodopera mondiale di centinaia di milioni di lavoratori, facendo scendere il prezzo del lavoro. Oggi però la Cina raccoglie i frutti della politica di un figlio per famiglia, protratta per trent’anni, e che è stata abrogata quando ormai la generazione lavorativa fatica a soppiantare e sostenere la grande quantità di popolazione che si avvia all’età della quiescenza.

Ridurre la spesa pubblica non sarà facile, con la spesa previdenziale che in ogni parte del mondo non potrà che salire, inoltre se i tassi sono destinati ad un percorso ascendente, anche il costo del debito diventerà crescente e il “rollover” dei titoli in scadenza rappresenterà sempre più un problema per gli emittenti. Tutte queste difficoltà sul piano della riduzione di spesa sembrano suggerire che la sostenibilità potrà forse essere cercata con un più esteso prelievo fiscale. 

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Dopo 40 anni nessuno di noi è più abituato a pensare fuori dallo schema abituale, ma forse stiamo uscendo da una stagione in cui vedevamo la ricchezza nel passato, per tornare a accettare le difficoltà correnti spinti da una rinnovata promessa di benessere futuro, come avviene sempre in ogni stagione da “dopoguerra”, in fondo.

Da dove cominciare per prendere dimestichezza con questo nuovo mondo? Per chi li ha, il primo passo potrebbe essere quello di… radersi i baffi.

Articolo pubblicato su Tag43 il 21 giugno 2021
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Pubblicato da L'Alieno Gentile

Precedentemente conosciuto con il nickname Bimbo Alieno, L'Alieno Gentile è un operatore finanziario dal 1998; ha collaborato con diverse banche italiane ed estere. Contributor OCSE nel 2012, oggi è Global Strategist per l'asset management di una banca italiana.

Una risposta a “Vivere a tassi crescenti”

  1. Molto interessante.
    L’unico difetto che ho trovato in questa pagina è che io avrei detto “caratteristica deflazionistica” e non deflazionista. Ma non è detto che sia giusto.

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