CONFERMATO ENTRATE – Ti pelano vivo per un un selfie se lo fai con questa persona | Un post su Facebook e ti rovinano a vita

Selfie di coppia- Foto di Vera Arsic da Pexels-PianoInclinato.it
Anche un dettaglio online può costare caro: ecco a cosa prestare attenzione per evitare di trovarsi in situazioni spiacevoli con il Fisco.
Una foto, un tag, un selfie innocente: basta poco per smascherare una bugia dichiarata al Fisco e far scattare l’intervento dell’Agenzia delle Entrate.
È il caso di Luca, al centro di un accertamento fiscale, che prima della notifica ufficiale decide di separarsi “consensualmente” dalla moglie e cederle la proprietà della casa di famiglia.
Un atto che, a prima vista, sembrerebbe legittimo. Secondo i funzionari del Fisco, però, si tratterebbe in realtà di una manovra per sottrarre l’immobile al pignoramento.
Stando alle prove esibite, infatti, i due continuano a vivere nella stessa abitazione, senza modificare le proprie abitudini. Una situazione che fa scattare i sospetti e apre le porte a una potenziale contestazione di frode.
Finta separazione: cosa si rischia se scattano i controlli del Fisco
I social media, in questi casi, giocano un ruolo chiave. Una foto insieme, una storia su Instagram, commenti affettuosi o una geolocalizzazione condivisa possono diventare vere e proprie prove documentali per dimostrare la prosecuzione della vita coniugale. La Cassazione, con la sentenza n. 8259/2025, ha riconosciuto la validità di questi elementi digitali come indizi di convivenza effettiva, anche dopo una separazione formalmente registrata.
La simulazione della separazione, se volta a sottrarre beni al Fisco o ad accedere illecitamente a benefici economici, viene trattata come reato. Il riferimento è l’articolo 11 del D.Lgs. n. 74/2000, che disciplina la sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Se il debito supera i 50.000 euro, la pena può variare da sei mesi a quattro anni di reclusione. Per importi oltre i 200.000 euro, si arriva fino a sei anni. La separazione fittizia può comportare inoltre il ricorso all’azione revocatoria o all’azione di simulazione per far rientrare i beni nel patrimonio del debitore ed eseguire il pignoramento.
Verifiche Agenzia delle Entrate: a cosa bisogna prestare attenzione sui social
Anche in assenza di reati penali, è possibile agire in sede civile, come riportato da Brocardi.it. L’azione revocatoria ex art. 2901 c.c. può essere intentata entro cinque anni dalla cessione del bene. L’azione di simulazione, invece, non ha limiti temporali. Entrambe mirano a dichiarare inefficace l’atto di cessione e permettere allo Stato di aggredire i beni “nascosti” ai creditori.
Oltre alla frode fiscale, esiste un ulteriore fronte giuridico: quello della truffa ai danni dello Stato, disciplinata dall’art. 640 c.p. Questo reato può configurarsi se la separazione è finalizzata a ottenere agevolazioni economiche o fiscali. La Guardia di Finanza può intervenire anche se rileva un tenore di vita incoerente con le dichiarazioni fiscali. Anche in questo caso, i social network sono spesso il punto di partenza per gli accertamenti.