“Rivogliamo il Moa, abbiamo il suo DNA”: terrore per il ritorno del dinosauro uccello | È alto 3 metri e mezzo, stritola un uomo con un artiglio

Moa (web) - pianoinclinato.it
Immaginate una creatura imponente, alta più di tre metri, che calca di nuovo la terra. Un vero e proprio gigante piumato, capace di incutere timore e meraviglia.
Sembra la trama di un film di fantascienza, ma la realtà potrebbe superare la finzione.
Scienziati ambiziosi hanno annunciato un progetto che potrebbe riportare in vita un’antica leggenda.
Un dinosauro-uccello, scomparso secoli fa, è ora a un passo dal fare il suo clamoroso ritorno.
Ma siamo pronti ad affrontare le implicazioni di un tale esperimento? Il passato bussa alla porta, e la sua statura è mozzafiato.
Il Moa risorge
Colossal Biosciences, un’azienda all’avanguardia nelle biotecnologie e nell’ingegneria genetica, ha annunciato i suoi piani per resuscitare una specie estinta: il Moa. Questo gigantesco uccello, un tempo abitante dell’Isola del Sud in Nuova Zelanda, poteva raggiungere altezze impressionanti, fino a 3,6 metri. Il progetto, nato dalla collaborazione con l’Università di Canterbury e il popolo maori Ngāi Tahu, si propone di ricostruire il genoma del Moa analizzando l’antico DNA di nove delle sue specie. La dottoressa Beth Shapiro, scienziata capo di Colossal Biosciences, ha spiegato che il processo, sebbene ancora in fase iniziale, prevede l’estrazione del DNA dai resti ossei dell’animale. Successivamente, i genetisti confronteranno il genoma ricostruito con quello di specie viventi imparentate, come il tinamù e l’emù, per poi procedere alla progettazione genetica di un Moa gigante.
L’obiettivo di Colossal Biosciences è sfruttare tecnologie avanzate di editing genetico per ricostruire il DNA di megafauna estinta, come già sperimentato con successo sul lupo “terribile” (Aenocyon dirus). Tuttavia, la dottoressa Shapiro ha sottolineato le notevoli differenze nel processo di “de-estinzione” degli uccelli rispetto ai mammiferi. “A differenza dei mammiferi, gli embrioni degli uccelli si sviluppano all’interno delle uova, quindi il processo di trasferimento di un embrione a una madre surrogata non assomiglierà a quello dei mammiferi”, ha dichiarato Shapiro, evidenziando le sfide uniche di questo ambizioso progetto. L’iniziativa, che si stima possa concretizzarsi in 5-10 anni, gode di un sostegno finanziario significativo da parte del celebre cineasta Peter Jackson, regista de “Il Signore degli Anelli”, che ha messo a disposizione 15 milioni di dollari e vanta una delle più grandi collezioni private di ossa di Moa. Jackson, affascinato da questa creatura non volatrice simile a uno struzzo, ha definito il progetto una “missione per salvare alcuni dei nostri taonga – tesoro in maori – più preziosi”.
Il dibattito etico-scientifico
Scott MacDougall-Shackleton, esperto di Ecologia e Biologia Evolutiva presso l’Università di Princeton, ha evidenziato la contraddizione di tali esperimenti, soprattutto in un’epoca in cui numerose specie sono in grave pericolo di estinzione. “Il Moa è scomparso a causa della caccia eccessiva e della distruzione del suo habitat, problemi che le specie di uccelli nativi affrontano ancora oggi“, ha spiegato MacDougall-Shackleton.
Il ritorno del Moa, sebbene affascinante, costringe la comunità scientifica e la società a riflettere sulla responsabilità di intervenire sui cicli naturali e sulle priorità di conservazione.