Ultim’ora dipendenti, da oggi possono licenziare in malattia: rimani malato e senza un soldo | È ufficiale

Licenziamento in malattia- Foto di Andrea Piacquadio da Pexels-PianoInclinato.it
Un dipendente in malattia può rischiare molto: anche un gesto apparentemente semplice e innocuo può costare il licenziamento definitivo dal posto di lavoro.
La recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 11154 del 28 aprile 2025) ha acceso il dibattito tra giuslavoristi, sindacati e lavoratori a proposito della condizione di malattia.
Il massimo organo giudiziario ha stabilito che il datore di lavoro può legittimamente licenziare un dipendente in malattia sorpreso a svolgere attività incompatibili con la guarigione.
Il licenziamento può avvenire anche nel caso in cui i comportamenti sospetti non abbiano prodotto un peggioramento concreto delle condizioni di salute.
La decisione si basa sul concetto di violazione dei doveri di correttezza e buona fede previsti dal Codice Civile: a giustificare il licenziamento basta la potenzialità del rischio.
Dipendente in malattia: quando si può avviare il licenziamento per giusta causa
Al centro dell’analisi della Cassazione c’è una vicenda concreta che ha riguardato un operaio edile, in malattia per un infortunio al braccio. Nonostante la prescrizione di riposo assoluto, l’uomo è stato fotografato da un investigatore privato mentre guidava uno scooter e trascorreva la giornata in spiaggia. Il datore di lavoro ha considerato il comportamento scorretto e ha quindi avviato il procedimento di licenziamento per giusta causa.
Il dipendente aveva contestato la decisione. L’uomo aveva sostenuto che non ci fossero reali danni alla salute. La Corte d’Appello gli aveva dato ragione, ma la Cassazione ha ribaltato la sentenza, precisando che il datore non deve dimostrare un peggioramento clinico effettivo, ma solo l’incompatibilità tra l’attività svolta e le esigenze terapeutiche. In questo caso decade, dunque, il rapporto di fiducia tra datore di lavoro e dipendente.
Lavoratore in attività durante la malattia: cosa stabilisce la Corte di Cassazione
La Suprema Corte ha però chiarito che non tutte le attività extra-lavorative sono vietate a chi è in malattia. La valutazione deve considerare la natura della patologia e gli eventuali benefici o rischi delle attività intraprese. In un caso del 2024 (ordinanza n. 30722), per esempio, un lavoratore depresso che si era esibito come cantante in un piano bar non è stato ritenuto punibile. Quel tipo di attività è stata considerata dai giudici come propedeutica alla guarigione.
Al contrario, quando l’attività può ostacolare o ritardare il recupero fisico, il lavoratore rischia di perdere il posto. Questo principio trova conferma anche in precedenti giudizi consolidati come le sentenze n. 15621/2001, n. 6047/2018 e n. 13063/2022. In entrambi i casi restano stabiliti gli obblighi di correttezza e diligenza anche durante l’assenza per malattia.