AGGHIACCIANTE TASSE – Ti spacchi in due 150 giorni all’anno solo per pagare queste: incassi al netto da oggi

Tasse- Foto di Nataliya Vaitkevich da Pexels-PianoInclinato.it
Le tasse non accennano a diminuire in Italia e a farne le spese sono i lavoratori che si trovano un’importante decurtazione dello stipendio: ecco perché pare si lavori per lo Stato.
Ogni anno la Cgia di Mestre propone una fotografia simbolica della pressione fiscale italiana attraverso il calcolo del Tax Freedom Day.
Si tratta del giorno dell’anno in cui, teoricamente, i contribuenti iniziano a lavorare “per sé stessi” e non più per pagare tasse e tributi.
Per il 2025, questa soglia è stata fissata al 6 giugno, data che arriva dopo 156 giorni di lavoro dedicati esclusivamente al fisco. In altre parole, quasi metà anno di impegno serve solo a versare imposte allo Stato.
Il dato è ottenuto dividendo le previsioni delle entrate tributarie, stimate in 962,2 miliardi di euro, per il Prodotto interno lordo giornaliero (6,2 miliardi).
Tax Freedom Day: quando si smette di lavorare per pagare le tasse in Italia
Nel confronto con altri Paesi occidentali, l’Italia non figura tra i peggiori, ma nemmeno tra i più virtuosi modelli fiscali. Nel 2023, ad esempio, gli Stati Uniti hanno raggiunto il Tax Freedom Day già il 18 aprile, seguiti dal Regno Unito il 9 maggio. In Spagna si arriva all’8 giugno, poco dopo l’Italia. Più in là ancora si posizionano la Francia (17 luglio) e la Germania (21 luglio), come riportato da QuiFinanza.it.
Il Governo, per il 2025, ha infatti aumentato le detrazioni Irpef e introdotto un bonus per i redditi da lavoro dipendente fino a 20mila euro. Questi interventi hanno l’obiettivo di ridurre il cuneo fiscale. Il calo della pressione, però, non è attribuibile solo alle scelte politiche: a pesare sono anche l’aumento dell’occupazione, i rinnovi contrattuali e la crescita delle retribuzioni, fattori che hanno influenzato positivamente le entrate fiscali e previdenziali.
Luci e ombre del sistema fiscale italiano: domina ancora l’evasione
Sebbene il Tax Freedom Day sia un calcolo teorico, il suo significato assume valenza sociale. Le tasse in Italia superano il 42% del Pil e il carico non appare distribuito in modo uniforme. Le imposte colpiscono in modo più marcato il lavoro dipendente e le imprese regolari, mentre vaste aree di evasione restano ancora poco intaccate.
La pressione fiscale effettiva su chi paga tutto fino all’ultimo euro è, di fatto, molto più alta della media statistica. Questa data simbolica del 6 giugno, quindi, diventa il riflesso di un sistema che impone un tributo pesante a chi lavora regolarmente e in trasparenza, lasciando più spazio a chi si muove ai margini del sistema fiscale.