RIFORMA CODICE STRADALE – “Ero solo seduto sul divano”, ti salta la patente anche senza guidare | Sospesa e consegnata al Prefetto
Patente sospesa (Fonte wikicommons) - pianoinclinato.it
Nuova riforma Codice della Strada: ti ritirano la patente anche se non stai guidando, ti basta semplicemente compiere questa azione.
Sembra incredibile ma può accadere anche questo. Sei a casa tranquillo sul divano, senza aver toccato un’auto da giorni, eppure la tua patente potrebbe essere già stata sospesa. Assurdo, ma è proprio così.
Non serve essere fermati in flagrante, né coinvolti in un incidente. In certi casi, basta veramente poco, pochissimo, per metterti nei guai con la legge.
Perché la legge c’è, ma è scritta male. E chi ci finisce dentro, spesso, nemmeno se ne accorge fino a quando non è troppo tardi.
Ma in cosa consiste questa riforma del Codice della Strada – l’ennesima – che ti fa perdere la patente anche se non stai nemmeno guidando?
Riforma Codice della Strada: come perdi la patente senza guidare
Tutto nasce dal nuovo articolo 187 del Codice della Strada, fortemente voluto dal ministro Salvini, che punta giustamente a rendere più sicura la circolazione. Ma nel tentativo di tutelare tutti, ha finito per colpire anche chi si cura legalmente con farmaci a base di cannabinoidi o altre sostanze psicotrope.
A farne le spese quindi sono pazienti, spesso cronici, che per curarsi seguono terapie perfettamente legali. Il paradosso? Proprio quei farmaci, spiega dolcevitaonline.it, possono trasformarli in “incapaci alla guida” anche se non sono mai saliti in macchina. Vediamoci chiaro.
Le nuove norme
Il problema non sono i controlli in sé, ma i metodi usati per accertare l’assunzione di sostanze. Gli esami delle urine, ad esempio, possono risultare positivi anche molti giorni dopo l’ultima assunzione, quando l’effetto del farmaco è completamente svanito. Stesso discorso per saliva e sangue: tracce residue che non influenzano minimamente la guida, ma bastano a far scattare la sospensione della patente.
A complicare tutto c’è anche una circolare del Ministero, arrivata ad aprile, che avrebbe dovuto chiarire ma ha finito per generare ancora più confusione. La circolare dice che è necessario provare che l’effetto del farmaco fosse attivo al momento della guida, ma non spiega come farlo in modo affidabile. Nel dubbio, la patente può essere sospesa lo stesso e inviata al prefetto. Ora, dopo mesi di silenzio, è stato convocato un nuovo tavolo tecnico interministeriale per cercare una soluzione. Il Ministero dei Trasporti ha annunciato l’avvio di un confronto tra medici, associazioni, Ministero della Salute e Interno. L’obiettivo? Trovare un equilibrio tra salute, mobilità e sicurezza stradale, tutelando chi si cura senza criminalizzarlo. Serve una soluzione urgente, comunque. Perché scegliere tra curarsi o guidare non dovrebbe mai essere un bivio obbligato per nessuno.