BOMBA INPS, approvata la doppia pensione: ripescata legge Andreotti | Ogni anno aggiungi 300€ legalmente, i giornalisti campano così

Pensione giornalisti italiani

Pensione giornalisti italiani- Foto di RDNE Stock project da Pexels-PianoInclinato.it

Scoperchiato il vaso di Pandora: ecco cosa è emerso a proposito della pensione percepita da alcuni giornalisti italiani grazie ad un vecchio meccanismo ancora attivo.

In un momento in cui l’INPS è sotto pressione per garantire la sostenibilità del sistema previdenziale, c’è chi denuncia pubblicamente l’utilizzo di una norma poco conosciuta, ma pienamente in vigore.

Nicola Borzi su Il Fatto Quotidiano approfondisce il sistema della ricongiunzione gratuita dei contributi, introdotto negli anni ’80 dal governo Andreotti.

A quanto pare la norma è stata utilizzata in tempi recenti da decine di giornalisti per aumentare in modo significativo la propria pensione.

Il principio è semplice, ma i suoi effetti sono enormi: consente di sommare, gratuitamente e con rivalutazione automatica, i contributi versati in diverse gestioni previdenziali, trasformandoli in un montante unico da cui calcolare l’assegno finale.

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Nel solo 2024, secondo alcune stime, almeno 80 giornalisti avrebbero beneficiato di questo strumento, incrementando in alcuni casi la propria pensione di oltre 300 euro al mese. Un aumento legittimo, ma che pesa sull’equilibrio finanziario dell’ente. Il meccanismo di applicazione della norma si fonda su un principio matematico: la rivalutazione annua fissa del 4,5% composto. A differenza della rivalutazione semplice, quella composta applica ogni anno l’aumento sul capitale già rivalutato, generando un effetto moltiplicatore nel tempo. Quando si parla di cifre previdenziali rilevanti, come i 900.000 euro medi trasferiti da alcuni ex giornalisti di grandi testate (Corriere, Repubblica, Il Sole 24 Ore), la differenza diventa sostanziale.

La legge consente di spostare i contributi da enti separati (come l’ex INPGI) verso l’INPS, senza costi aggiuntivi e con il diritto a questa rivalutazione automatica. Una strategia che, in modo perfettamente legale, ha permesso ad alcuni di ottenere pensioni doppie rispetto a quanto avrebbero percepito rimanendo nel loro ente originario. Intanto, però, i giornalisti freelance o cococo, senza continuità contributiva né tutele paragonabili, restano destinati a pensioni spesso inferiori ai 700 euro al mese.

Giornalismo
Giornalismo- Foto di brotiN biswaS da Pexels-PianoInclinato.it

Le disuguaglianze previdenziale nel settore del giornalismo e le conseguenze

Il quadro che emerge solleva interrogativi di natura etica, seppur all’interno di piena legalità. Mentre alcuni vertici del mondo giornalistico hanno sfruttato questa opzione, spesso dopo aver promosso riforme che hanno penalizzato i colleghi più giovani, la maggioranza della categoria si trova oggi in condizioni economiche precarie. La fine dell’INPGI, l’assenza di tutele reali per i collaboratori esterni e la frammentazione dei versamenti hanno reso sempre più difficile maturare un assegno dignitoso.

Il dibattito è aperto: se da un lato il sistema della ricongiunzione gratuita è uno strumento previsto dalla legge, dall’altro la sua applicazione in un contesto segnato da forti squilibri rischia di accentuare ulteriormente le disuguaglianze previdenziali anche nel mondo del lavoro giornalistico.