Disastro bollette, vietato cambiare operatore, te lo tieni finché campi | Altro che permanenza, te lo porti all’RSA
La firma del contratto (Foto di LEANDRO AGUILAR da Pixabay) - pianoinclinato.it
Le bollette sono pesanti durante e anche dopo: non puoi cambiare operatore, adesso ti tieni quello che hai praticamente per sempre.
Ti sei mai sentito prigioniero del tuo operatore? Se hai detto “basta” e richiesto la disdetta, ti sei reso conto che la vera battaglia comincia solo dopo.
Per molti italiani è così: provano a cambiare gestore o a chiudere un contratto e si ritrovano sommersi da fatture finali degne di un mutuo.
Non è uno scherzo: dopo anni di promesse di libertà contrattuale e “niente vincoli”, sempre più utenti si ritrovano incastrati.
E a quel punto addio cambio gestore: ti tieni quello che hai come fosse parte della tua famiglia, fino all’ultimo giorno utile della tua vita. E se cambi, sono dolori. Nessuna via d’uscita? Non proprio.
Disastro bollette: vietato cambiare operatore
Capita a tutti prima o poi: decidono di cambiare operatore, ed ecco che gli arriva la batosta. Ma da dove arrivano questi importi esorbitanti nelle famigerate “fatture di chiusura”? Si tratta di una combinazione di costi di disattivazione, penali per recesso anticipato, rate residue del modem e clausole scritte in piccolo che nessuno legge mai. E il paradosso? Molte di queste voci non sono nemmeno dovute per legge.
Il punto chiave è il Decreto Concorrenza (legge n. 124/2017), che tutela i consumatori proprio da queste pratiche opache. Eppure, le compagnie telefoniche – perché è di queste che parliamo – continuano a confondere le acque, inserendo nella documentazione frasi ambigue, costi “inclusi” che spuntano magicamente solo alla fine, e penali mascherate da “adeguamenti”. Quindi, cosa puoi fare se ricevi una fattura di chiusura esagerata?
Come difenderti
Innanzitutto, come raccomanda consumerismo.it, contesta immediatamente per iscritto, chiedendo spiegazioni dettagliate. Usa mezzi tracciabili: PEC, fax, raccomandata. E conserva tutto: ticket, ricevute, copie del contratto iniziale. Anche se paghi, tieni prova dell’avvenuto pagamento: potrebbero tornarti utili. Se dopo la contestazione ti rendi conto che quei costi non erano corretti, hai diritto al rimborso (totale o parziale) o alla cancellazione dell’eventuale morosità che ti hanno appioppato nel frattempo. E no, non basta una semplice telefonata al call center per far valere i tuoi diritti: spesso è necessario rivolgersi a un avvocato esperto.
Per ottenere giustizia senza andare in tribunale, c’è il Corecom (Comitato regionale per le comunicazioni): puoi avviare un tentativo di conciliazione. E se anche quello fallisce? Si può procedere con una definizione della controversia o, se necessario, andare davanti al Giudice di Pace. Morale della favola? Cambiare operatore non è impossibile, ma serve preparazione, pazienza e – purtroppo – spesso anche assistenza legale.