Vietato ammalarsi, addio accertamenti INPS: da ora sono carta straccia | Perdi i soldi e pure il posto di lavoro

Dottore (Foto di Usman Yousaf su Unsplash) - pianoinclinato.it
Non ti puoi più ammalare, niente certificato e anche gli accertamenti INPS sono inutili. Rischi anche il posto di lavoro.
Quando ti svegli con la febbre, il mal di testa ti martella e ogni giuntura urla vendetta, la prima cosa che pensi è di andare dal medico e assentarti dal lavoro. Ma non è più così semplice.
Se fino a qualche tempo fa bastava un certificato per stare tranquilli, oggi il copione è molto più complesso. Una banale influenza può trasformarsi in un incubo fatto di visite fiscali, contestazioni e – nei casi peggiori – perdita del posto di lavoro.
Molti lavoratori si affidano ancora al vecchio detto “carta canta”, pensando che basti il parere del medico curante. Ma le regole sono cambiate, e spesso il tuo certificato finisce col valere meno di quanto credi.
In alcuni casi, persino l’INPS può essere scavalcata. Già, perché il datore di lavoro ha più strumenti in mano di quanto immagini per mettere in discussione la tua assenza. Cosa è cambiato?
Vietato ammalarsi: quando il certificato non basta
Quando un lavoratore si ammala il primo passo è ottenere il certificato dal medico di base, che viene inviato telematicamente all’INPS. Questo però non ha valore assoluto come credi: è solo una “prima prova” dell’infermità. Il datore di lavoro può richiedere una visita fiscale oppure avviare indagini private, persino con investigatori.
Il medico fiscale, inviato dall’INPS, ha il potere di confermare o ridurre la prognosi. Se stabilisce che stai bene, scatta l’obbligo di rientrare a lavoro, l’indennità si blocca e l’assenza può risultare ingiustificata. È possibile contestare l’esito sul momento, ma serve essere molto rapidi e documentati. E non è finita qui. Anche se superi la visita fiscale, il tuo datore, come spiega brocardi.it, può comunque contestare la malattia sulla base di comportamenti “sospetti” (sport, viaggi, attività sociali). In pratica, anche se l’INPS ti ha dato ragione, non sei al sicuro.
Rischi anche il posto di lavoro
A tutto questo si aggiunge la figura del medico del lavoro, che – pur non potendo revocare la malattia – può comunque redigere pareri tecnici usati poi in tribunale. E se ci sono pareri medici contrastanti? Decide il giudice, magari con il supporto di una perizia tecnica.
Insomma, quello che un tempo era un diritto automatico, oggi va difeso passo dopo passo. Essere malati non basta più: bisogna dimostrarlo, sostenerlo, e spesso anche difenderlo. Certo sono situazioni estreme, ma può succedere a chiunque in qualunque momento. Meglio essere preparati.