Fiducia e sfiducia: l’economia è fatta di numeri, ma i numeri li fanno i comportamenti degli attori economici e questi sono guidati anche da ciò che essi si attendono per il futuro prossimo.
Il dato dell’Economic Sentiment europeo, giunto al livello di 103,5 è inferiore alle attese, inferiore all’ultima rilevazione e ai minimi degli ultimi 6 mesi.
La correlazione fra l’andamento di questo indice e quello del PIL è molto elevata come si può apprezzare:
e purtroppo questo non è uno di quei casi in cui vale la pena di sottolineare che “correlazione non è causazione“.
La scomposizione di questo macro-indice nei suoi componenti non aiuta a rendere il quadro meno fosco: l’indice del settore industriale è ai minimi da 18 mesi, quello dei servizi è anch’esso in calo trascinando al ribasso le attese di consumi, inflazione e salari[sociallocker].[/sociallocker]
Una prospettiva di frenata per la debole crescita europea reclama (o reclamerà, quando si dovesse conclamare) ancora una volta un intervento in direzione delle riforme che stentano ad arrivare.
Il risultato? facile: i mercati azionari salgono…
“Non si preoccupi, signora mia, l’economia va male quindi la BCE spingerà ancora” @r_delgatto
— (((Andrea Boda))) (@AndreaBoda) 30 agosto 2016
Anche negli USA la Fed è supportiva, ma non confondiamo le cose: l’economia americana viaggia verso la piena occupazione e la crescita economica è concreta da svariati trimestri. Brutalizzando per esigenze di sintesi si potrebbe dire che in America si investe, mentre in Europa si specula.

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Ma quale piena occupazione USA???? In USA gli inattivi sono un esercito colossale che le statistiche ufficiali riportano seppur in calce.