Questa è la storia di un rullino fotografico e del suo ritrovamento che ha cambiato la mia vita.
Per lungo tempo ho fatto l’agente immobiliare. Qualche vendita, tante visite, pochi affari. Un giorno una cliente mi chiamò per affidarmi la vendita di un bilocale; sconvolta dalla morte improvvisa dell’inquilina, unica occupante e senza eredi noti, voleva al più presto disfarsene; prima però occorreva provvedere allo sgombero ed al recupero degli effetti personali. Naturalmente chiamò me, ed io pur di lavorare, accettai.
L’appartamento si presentava trasandato e caotico: letto disfatto, pile di quotidiani ovunque, bottiglie vuote, resti guasti di cibo e la toilette trasformata in camera oscura: decine di pellicole fotografiche appese con le mollette al filo della tenda nel box doccia, e poi vaschette, pinze, rotoli di carta stampata. Nel cassetto del comodino poche cose sparpagliate: un vecchio passaporto irlandese, un mazzo di chiavi, un disegno dal tratto infantile con la dedica With love, Jamie and John.
Cominciai lentamente ad impacchettare, soffermandomi ad osservare ogni oggetto prima di riporlo nella scatola di cartone desiderando che mi parlasse di lei e del suo passato. Tra tanti, un negativo attirò la mia attenzione: il ritratto di una giovane donna che imbraccia un M16.
In un attimo la mia mente è in Irlanda del Nord, negli anni conosciuti come The Troubles, il conflitto anglo-irlandese, la guerra tra cattolici e protestanti. Sul negativo un nome, Anya, ed una data, 1972. Mi chiesi chi fosse quella temeraria guerrigliera; volevo saperne di più. Cominciai a scorrere piano piano il rullino, fotogramma per fotogramma, cercando il suo volto. E lo ritrovai.
C’è nebbia a Belfast, lacrime fitte piovono dal cielo e pensieri bui avvolgono Anya che scarrozza due gemelli. La presenza della pattuglia ad ogni angolo di strada la rende inquieta. Deve raggiungere la madre per affidarle i bambini; nel quartiere fantasma dove vive, una bomba ad alto potenziale ha appena distrutto un edificio governativo. Saluta la vicina intenta a tosare imperturbabile l’erba del giardino mentre un soldato inglese si è appostato dietro la siepe violando la sua quiete domestica.
Anya ha fretta, l’aspettano alla riunione segreta del comitato di liberazione. Con il cuore in tumulto, ad un posto di blocco scorge la figlia maggiore di fianco ad un militare armato e le urla di tornare a casa, ma la ragazzina pare non ascoltarla, annichilita dallo scenario surreale che la circonda, dalla tensione nell’aria che le impedisce di schettinare libera e spensierata.
La sequenza dei fotogrammi ad un certo punto s’interrompe bruscamente, ed io mi fermai a pensare al loro destino. Anya rimase uccisa durante gli scontri o fu arrestata? E i bambini? Dovrebbero essere adulti ormai; e l’inquilina deceduta? una ex combattente o una fotoreporter che li aveva ripresi e poi conosciuti, affezionandosi a loro come era accaduto a me attraverso quegli scatti. Quel patrimonio storico, la memoria di ciò che era stato, non doveva andare perduto, bisognava salvarlo dalla crudele indifferenza, dagli scopi esclusivamente speculativi della mia cliente, la padrona di casa
Ho smesso di occuparmi d’immobili, adesso ho una galleria d’arte. All’inaugurazione, tutti presenti i miei “ragazzi” irlandesi.