Di tutte le città in cui ho vissuto senza viverci, la più bella è stata Cagliari.
Cagliari è bella ma ci vivrei
— gallizio (@gallizio) November 24, 2013
Karalis, la città che ti stava venendo incontro quando non sapevi che ci stavi andando. Karalé, la città bianca che ami o detesti e che ti allappa di luce.
Non ci ho vissuto mentre ero lì, è vero, ma posso dire che ho iniziato a viverci ben prima di trasferirmi. Perché Cagliari è arrivata persino a tenermi in vita salvandomi in suo nome, aprendomi all’idea di andare a starci con la famiglia.
The Force is strong with you, young Cagliari pic.twitter.com/2TqNlf7t5O
— Alessandro Aresu (@alearesu) December 5, 2015
Erano anni in cui avvertivo un profondo bisogno di spazio, di scompaginare i giorni incolori che mi dettavano. Due colori esistono al mondo, il secondo è Cagliari.
Perché visitare Cagliari con i bambini https://t.co/TCJNyu8m19
— bambiniconlavaligia (@bambiniCLV) December 1, 2015
https://youtu.be/nkfp0ZG010g
Il punto non è che Karalis sia bella o brutta. Come tutte le città ha un miliardo di motivi per respingerti e altrettanti per farti sentire a casa. Il popolo sardo è generoso fino al deliquio, ma in fondo non ha un problema al mondo a dirti che tu, o Straniero, sardo non sei né mai lo sarai giacché non hai sangue sardo in corpo.
Se ci pensi, non esistono buone ragioni per andare a vivere in un’altra città. Certo, si può essere costretti, la vita fornisce spunti a bizzeffe, ma allora più che una buona ragione diventa una necessità. Di buoni e validi motivi non ce n’è. L’ho scoperto nei due anni precedenti al trasferimento: nessuno capiva perché lo desiderassi al punto da metterlo in atto, nemmeno io. Un mio amico fraterno era preoccupatissimo e se n’è andato prima di scoprire che alla fine, per tutt’altri motivi, non mi ci sarei fermato. Col tempo ho accettato la lezione: le cose che senti dentro, le cose importanti che avverti di voler fare si fanno e basta. Si fanno senza capirle. Per capire c’è tempo. L’aggiornamento di un sistema operativo ci metti una notte a tirarlo giù, cambiare città è uguale.
Mi capita tutti gli anni di tornarci, a Cagliari. Non mi sono fermato a viverci ma non sono nemmeno tornato indietro. Io non sono più lo stesso, Cagliari non ha mai smesso di essere una città che cambia.
Tutto è irripetibile, tanto vale rifarlo.
Se vi capita di andarci adesso (a me è successo) scoprirete il bastione di Saint Remy è chiuso ma i balconi sono fioriti e ci suonano pure
Cercate di non innamorarvi di Rossella Faa, tanto adesso i balconi li addobbano e c’è il rischio che possiate invaghirvi ancora.
Nel frattempo un po’ come ovunque le librerie chiudono, ma a Cagliari si è capito che tutto gira intorno al libro e quasi tutto sta nel bypassare i distributori. Il segreto è sempre lo stesso: evitate di guardare il mondo nello specchietto retrovisore.
bonus track
(immagine in evidenza di Carta-Pischedda)

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