Questa è la storia di Elsa, Giulia e Bice, le ragazze della staffetta.
25 Luglio 1943 – Faceva molto caldo quel giorno così decidemmo di fare una scampagnata di gruppo: Bice avrebbe portato del pane con la frittata, una rarità per quei tempi; io Giulia, del formaggio comprato alla borsa nera ed Elsa un fiasco di vino rubato dalla cantina di suo padre. Avevamo la gioventù e la spensieratezza negli occhi. Pedalando lungo la pineta incontrammo un fotografo che ci immortalò insieme, per la prima volta e l’ultima, in uno scatto.
Il nostro tempo felice si fermò qui, immobile, cristallizzato in quei sorrisi. Il fascismo era crollato: all’esultanza iniziale che la guerra fosse finita, sopraggiunse presto la delusione e poi lo sgomento per l’immediata occupazione nazista. Ben presto conoscemmo il lugubre latrato dei cani che precedevano le camionette della Wehrmacht in rastrellamento di ebrei, renitenti alla leva e antifascisti da deportare in Germania. Il fiato degli Alleati era già sul collo dei nazifascisti e soffiava forte da sud.
8 settembre 1943 – L’Italia al governo si arrese ma noi non ci arrendemmo: entrammo tutte e tre nella Resistenza e da allora in poi ci chiamammo le “bellezze in bicicletta”
Fu Elsa a mettersi per prima in contatto con E. C., nome di battaglia Leone. Costretto a lasciare gli studi universitari per la legge di tutela della razza, era entrato in clandestinità: prima in banda armata poi costituendo e comandando egli stesso una brigata organizzata ed esperta. Accolse con entusiasmo il nostro desiderio di lottare fianco a fianco per la difesa della libertà, che ci istruì all’uso delle armi con pazienza e passione.
Il nostro compito era tenere i collegamenti e combinare gli appuntamenti per il rifornimento di viveri, indumenti, armi e munizioni, oltre a cercare nascondigli per i disertori, curare i feriti, distribuire la stampa clandestina e combattere!
Tanto eravamo belle ed avvenenti che ai posti di blocco, i soldati tedeschi perdevano la testa e non ci perquisivano poiché impegnati a flirtare goffamente; le camicie nere, invece, ostentavano virilità fischiettando e motteggiando al nostro passaggio:
Ma dove vai bellezza in bicicletta,
non aver fretta, resta un poco sul mio cuor.
Lascia la bici, dammi i tuoi baci,
è tanto bello, tanto bello far l’amor
Leone ci ordinò di nascondere lungo il bordo della gonna i messaggi cifrati e le lire che cucivamo all’interno del risvolto. La paura di essere scoperte era enorme ma ci facevamo coraggio a vicenda: chi poteva insospettirsi di tre fanciulle in bicicletta, che si rincorrevano l’un l’altra, scherzosamente, fuori le mura della città? Eravamo in prima linea ma non ci facevamo caso. Partecipare attivamente al nuovo risorgimento aveva un prezzo molto alto che eravamo disposte a pagare anche con la vita.
Di notte era pericolosissimo circolare durante il coprifuoco così ci inventammo la storia del povero babbo in fin di vita, e tra uno sbatter di ciglia e parole supplichevoli, l’arma della seduzione aveva sempre la meglio su quella puntata addosso; il sodalizio duró fino a che un vicino di casa denunciò Elsa alla Gestapo; fu tradotta al comando, un albergo requisito dai tedeschi, e torturata senza pietà. Non fece mai il nostro nome né quello dei compagni di brigata. Fu fucilata all’alba in un campo di girasoli con altri partigiani socialisti.
Delle tre staffette, rimasi solo io a pedalare con il cuore spezzato ad ingoiare il pianto. Bice impazzì dal dolore e si diede alla macchia; la rividi solo alla fine della guerra, quel memorabile 25 aprile 1945, radiosa e sorridente, alla testa del corteo di partigiani circondati dall’immensa folla giubilante.
Ogni anno veniamo qui, io e la Bice, sottobraccio, il passo incerto, sempre con il fazzoletto rosso legato stretto, a rievocare la memoria di Elsa e di coloro che sacrificarono tutto per la democrazia; settant’anni di Storia vissuta intensamente con coraggio da Leone.
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Daniela, sei riuscita a far riaffiorare le lacrime. Leggevo ed era come se fossi lì… Sentire la paura e la voglia di lottare nonostante quella…
Bellissimo, davvero bellissimo racconto. Complimenti!
Grazie di cuore Angela!