Adam Smith e il capitalismo virtuoso

Adam Smith

Dopo il post su Karl Marx era quasi obbligatorio proporre un post per conoscere meglio anche Adam Smith, l’uomo che ci può aiutare a rendere “umano” e comprensibile il capitalismo.

Smith nacque in una piccola città industriale vicino a Edimburgo, Scozia, nel 1723. Era uno studente laborioso e molto vicino a sua madre. Più tardi è diventato un filosofo accademico, ha scritto un libro circa l’importanza della simpatia e tenuto conferenze sulla logica ed estetica.

E’ stato anche uno dei più grandi pensatori nella storia dell’economia, soprattutto perché le sue riflessioni sono andate ben oltre l’economia. Il vero scopo dei suoi studi sul denaro era quella di scoprire la via che rende felici le persone.

I capisaldi del suo pensiero sono quattro:

La specializzazione del lavoro

Quando si considera il mondo del lavoro, si notano due elementi:

  1. le economie moderne producono quantità senza precedenti di ricchezza
  2. spesso le persone trovano il lavoro piuttosto noioso e privo di significato.

I due fenomeni sono infatti strettamente legati; Adam Smith ha osservato che nelle imprese moderne, attività precedentemente svolte da una sola persona in un solo giorno potrebbero essere state di gran lunga più proficue se divise in molti compiti svolti da più persone, durante intere carriere. Smith lo considerava come un epocale sviluppo: ha predetto che le economie nazionali sarebbero diventate enormemente più ricche man mano che la loro forza lavoro si specializzava.

Smith direbbe che un segno della ricchezza nel mondo odierno è che ogni volta che ci incontriamo uno sconosciuto, è improbabile capire subito il loro mestiere:

amministratore di rifornimento logistico

coordinatore imballaggio

responsabile apprendimento e comunicazione

Sono la dimostrazione plastica dell’intuizione di Smith.

Ma c’è un enorme problema con la specializzazione: il suo significato. Quando le imprese sono piccole e i loro processi contenuti, un istinto di aiutare il prossimo è prontamente disponibile.

Ma quando tutto è industrializzato, si diventa come un piccolo ingranaggio di una gigantesca macchina la cui logica complessiva rischia di essere assente dalle menti delle persone inferiori nella organizzazione.

Una società con 150.000 dipendenti distribuiti in quattro continenti, fabbricando beni che richiedono cinque anni dal concepimento alla consegna, lotterà per mantenere qualsiasi senso di scopo e di coesione. Così Smith comprese che i responsabili delle società specializzate, hanno una responsabilità in più per i lavoratori: ricordare il loro scopo, il ruolo e infine la dignità del loro lavoro.

Il capitalismo consumista.

Il filosofo Jean-Jacques Rousseau propose di mettere al bando il lusso dalla natìa Ginevra, in risposta alla crescente produzione di prodotti frivoli e di lusso per una classe media sempre più vasta. Rousseau era un ammiratore di Sparta e sosteneva che la sua città avrebbe dovuto copiare il suo stile di vita marziale.

In totale disaccordo su questo tema, Smith ha fatto notare al filosofo svizzero che il consumismo di lusso, anziché frivolo, ha un ruolo molto serio nella società: genera la ricchezza, il surplus, che permette di prendersi cura dei membri più deboli. Le società di consumo, nonostante la loro superficialità, non lasciano bambini e vecchi morire di fame, perché possono permettersi ospedali e assistenza ai poveri.

Così Smith ha difeso il capitalismo consumista in quanto più vantaggioso per i poveri, rispetto alle società devote ad alti ideali. Ma Smith ha ipotizzato anche speranze affascinanti per il futuro del capitalismo, non voleva che rimanesse per sempre ad un livello frivolo.

Egli ha osservato che gli esseri umani hanno molti bisogni ‘superiori’, locati fuori dall’impresa capitalista: tra questi, il nostro bisogno di educazione, di auto-comprensione, di un ambiente gradevole (belle città) in cui vivere e di una vita sociale gratificante.

La speranza per il futuro è che impareremo a generare grandi profitti dall’aiutare le persone, attraverso metodi veramente importanti e ambiziosi. Sviluppato appositamente, il capitalismo non serve solo a servire i nostri bisogni materiali di base, mentre ci sprona a comprare sempre di più. Si dovrebbero produrre soldi dai beni e servizi che apportano una reale soddisfazione.

Educare i capitalisti

Allora come oggi, un grande problema era far sì che i più ricchi si comportassero bene nei confronti del resto della società. La ricetta cristiana è basata sul senso di colpa, mentre la ricetta tipica di sinistra per redistribuire il capitale dei più ricchi è l’inasprimento delle tasse.

L’idea di Adam Smith è un’altra:

il cuore dei ricchi, per quanto pervasi da sensi di colpa, rimarrebbe freddo e le tasse alte sono solo un incentivo a evadere il fisco o fuggire dal paese.

Smith suggerisce che, contrariamente a quanto si potrebbe credere, ai ricchi non importa veramente la ricchezza materiale, ma semmai l’onore e rispetto. Il ricco accumula denaro non perché è materialmente avido, ma perché ha il fine di essere apprezzato.

[tweetthis]Adam Smith visto da un @alienogentile[/tweetthis]

Quindi, piuttosto che tassare i ricchi, i governi dovrebbero capire la vanità nel cuore dei ricchi e le motivazioni di ciò. Dovrebbero quindi concedere onore e status in cambio di buone azioni che normalmente questi narcisisti non fanno, come finanziare scuole e ospedali e pagare bene i loro lavoratori. Come Smith stesso disse:

“Il grande segreto dell’istruzione è di dirigere la vanità verso le cose che contano.”

Educare i consumatori

Oggi le grandi aziende sono continuamente bersaglio di accuse: bassa retribuzione sul lavoro, abuso ambientale, utilizzo di ingredienti nauseanti… Ma Adam Smith sapeva che c’era un inaspettato, e più importante, elemento responsabile di questi mali: le scelte dei consumatori.

Non sono le imprese a degradare il mondo. Siamo noi, con la nostra domanda, a chieder loro di farlo.

Per un corretto funzionamento del capitalismo serve dunque anche l’educazione del consumatore. Il capitalismo deve aiutarci a volere le cose di qualità migliore e pagare un prezzo adeguato, che rifletta l’impegno dei lavoratori e per l’ambiente.

Una buona società capitalista non si limita soltanto ad offrire una vasta scelta, ma educa anche le persone a esercitare questa scelta in modo giudizioso, elevando la qualità della domanda dei consumatori.

Adam Smith è a disposizione per darci la fiducia e la speranza. La sua opera è piena di idee su come i valori umani possano essere conciliati con i bisogni delle imprese. Egli merita attenzione e rispetto perché voleva principalmente creare un’economia che fosse proficua e, allo stesso tempo, civile.

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Pubblicato da L'Alieno Gentile

Precedentemente conosciuto con il nickname Bimbo Alieno, L'Alieno Gentile è un operatore finanziario dal 1998; ha collaborato con diverse banche italiane ed estere. Contributor OCSE nel 2012, oggi è Global Strategist per l'asset management di una banca italiana.

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