AA.VV. Deep house summer 2023 (for Victoria Amelina)

Sirens

Sirens
Air-raid sirens across the country
It feels like everyone is brought out
For execution
But only one person gets targeted
Usually the one at the edge
 
This time not you; all clear

Victoria Amelina

Qual è il senso di dedicare ad una poetessa scomparsa da pochi giorni, Victoria Amelina, un post che presenta una playlista deep house? Apparentemente sono due mondi distinti. Avrete notato credo una certa malinconia nelle mie playliste deep e qui qualcosa cambia.. Vado a cercare i pezzi come un vecchio segugio dentro a spotify, a volte mi porto dietro il cane di una qualche AI per scovare qualche preda e quando ho trovato “Bright Lights” di Diversion con alla voce Tania Zygar ho pensato subito a Victoria Amelina. Non chiedetemi perchè, ma quando emergono “dal nulla” certe associazioni ho imparato che vanno rispettate e coltivate, come doni da una dimensione impenetrabile della mente. Dall’inizio di questa infausta guerra sono colpito dalle donne ucraine che nei fatti sono al centro di una resistenza eroica, giovani, adulte e anziane, le vedi con i loro occhi chiari, bellissime, pronte a farsi ammazzare e peggio per difendere la libertà. Sorridono ed i loro sorrisi emanano una forza accecante, su cui è difficile posare lo sguardo. Le “Bright Lights” del brano di cui parlavo prima escono dai loro volti nella chiarezza di un senso, un ideale definito per cui sacrificare ogni cosa: la libertà.

Victoria Amelina ha dato la vita, come “l’Irina qualsiasi” (la donna incinta fotografata sotto i bombardamenti dell’ospedale di Mariupol e poi morta con il suo bambino) di cui diceva con osceno disprezzo Luciano Canfora in un’intervista. E qui veniamo a chi, tanti purtroppo nell’infosfera sputano sui cadaveri di donne, bambini e uomini, impastando la semplice carneficina gratuita attuata dalle armate russe con cortine fumogene di ragionamenti vari e scuse eventuali per nascondere i 501 assassinati di Bucha, le fosse comuni di Itzium e le deportazioni di migliaia di bambini ucraini in Russia. Il meccanismo è lo stesso delle persecuzioni antisemite degli anni 30: spostare l’attenzione dal macello di civili, alle presunte ragioni dei carnefici. Lo aveva capito bene Victoria Amelina, con la visione nitida che hanno solo i poeti e si era quindi impegnata a tempo pieno nel documentare gli orrori dei macellai e già quello è stato un atto di cui solo possiamo immaginare la portata. Chiudete gli occhi e pensate a cosa si sarà trovata davanti, le testimonianze tremende che avrà raccolto. Pochi hanno il coraggio di gettare lo sguardo nell’abisso e lei lo ha avuto ed ha portato avanti quell’indagine finché un missile non le ha stroncato l’esistenza dopo due giorni di agonia.  Lo so che la mia è poco più che inutile retorica, ininfluente accatastamento di parole, ma la musica può far di meglio ed i poeti si uccidono nelle carne, ma le poesie restano a tormentare carnefici, complici e traditori.

Non dimentichiamo Victoria Amelina e tutte le altre coraggiosissime donne ucraine per niente “Irine qualsiasi”. La musica la trovate qui ed è oltre che per voi anche per loro.


Poem About a Crow

In a barren springtime field

Stands a woman dressed in black

Crying her sisters’ names

Like a bird in the empty sky

She’ll cry them all out of herself

The one that flew away too soon

The one that had begged to die

The one that couldn’t stop death

The one that has not stopped waiting

The one that has not stopped believing

The one that still grieves in silence

She’ll cry them all into the ground

As though sowing the field with pain

And from pain and the names of women

Her new sisters will grow from the earth

And again will sing joyfully of life

But what about her, the crow?

She will stay in this field forever

Because only this cry of hers

Holds all those swallows in the air

Do you hear how she calls

Each one by her name?

Victoria Amelina

/ 5
Grazie per aver votato!

Pubblicato da Mr Pian Piano

king for a day, fool for a lifetime

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