La Commissione Europea ha rilasciato oggi le proprie stime sulle prospettive di crescita dei Paesi dell’area euro. Per l’area euro la crescita sarà flebile (appena sopra l’1% nel 2014, decisamente sotto il 2% nel 2015) e costellata di ostacoli lungo il cammino:
occorre un po’ di inflazione (per alleggerire il peso dei debiti pubblici), ma il credit crunch ancora in corso la mette a repentaglio inducendo rinvii degli investimenti.
Servono le esportazioni, messe a rischio dalla possibile frenata dei Paesi emergenti.
Servono consumi interni, ma la necessità -per alcuni Paesi- di perseverare nel consolidamento di bilancio riduce le capacità dei consumatori.
Servono mercati finanziari poco volatili, ma le scelte monetarie della Fed potrebbero generare turbamenti…
E poi ci sono i rischi politici, la necessità di garantire anno dopo anno le necessarie coperture finanziarie sul fronte della spesa pubblica, l’attuazione delle riforme strutturali, il rischio che i Paesi più indebitati riducano il surplus primario perdendo la via del six-pack…
I motivi di preoccupazione e allerta sono molteplici, pertanto il ritorno del segno più sul fronte del PIL è evidentemente una buona notizia, ma ci sono ben pochi allori su cui sedersi.
Nel frattempo sembra che abbiamo acquisito qualche punto fermo:
“i mercati finanziari sembrano meno sensibili a eventi politici nei paesi vulnerabili avvalorando l’ipotesi che gli strumenti europei per gestire la crisi si dimostrano efficaci”
L’eurozona è di nuovo considerata un monolite, a quanto pare, in fondo anche in Grecia una ampia maggioranza, sia parlamentare che popolare, rimane favorevole all’euro. In ogni caso, nonostante l’uscita europea dalla recessione sono più i rischi di un peggioramento – rispetto alle previsioni – che non l’opposto.
Resta da capire se tra i parametri verrà inserito, oltre al debito o al deficit eccessivo, anche il parametro del surplus, viste le recenti polemiche che sono arrivate verso la Germania anche dagli USA la scorsa settimana.
Quello che appare chiaro è che l’Unione Europea riesce ad essere presente ed incisiva sulle sanzioni, un po’ meno riesce ad essere efficace sul fronte dei pacchetti di stimolo per la crescita, che ad oggi sono –più o meno- oggetti misteriosi
Ecco la fotografia, ehm, mi sembra azzeccata. Forse troppo?
Insomma va bene parlare d’economia, ehm, vero è importante, però buttare tutto il peso lì per tenere insieme stati nazionali che dalle sirene del nazionalismo son sempre più ammaliati, non pare un solido investimento.
Non sono per l’uscita dall’euro, ma se mi chiedessero se capisco quest’ Europa di numeri, così attenta nel non coltivare qualsiasi genere di sogno………
Farei fatica a rispondere. Ehm…
Stimoli? A noi ignoranti mancano stimoli simbolici e l’Europa ci appare come un moloch, più necessario che desiderabile, una ineludibile fatica più che una casa comune.
Stupirsi che questo stato di cose (da tempo protratto) sarà prima o poi sfruttato da qualcuno strumentalmente è faccenda ipocrita e tipicamente Italica.
Ed anche sui numeri poi….Uno che scrive anche qui qualche perplessità la coltiva, sì insomma il monolite par comunque di morbida fattura.
http://vitolops.blog.ilsole24ore.com/2013/11/prodi-non-ha-senso-avere-lo-stesso-deficitpil-per-20-anni-italia-francia-e-spagna-dovrebbero-battere.html
Un budino?
Una nota di colore al quadretto, la Grecia è tecnicamente e ufficialmente entrata in deflazione. http://bit.ly/1iLZP1Q naturalmente per la UE e gli Eurosenzasenema si tratta di un caso particolare.