Guardando un “documentario” su come sarebbe la Terra dopo la scomparsa del genere umano si possono fare delle riflessioni sull’inesorabilità della forza della Natura:
Poche ore dopo la nostra sparizione le luci si spegnerebbero; pochi giorni dopo le metropolitane si ritroverebbero allagate; dopo un mese le acque di raffreddamento nelle centrali nucleari evaporerebbero. Dopo molti anni le sole tracce rimaste resterebbero le grandi costruzioni in pietra come la muraglia cinese o le piramidi in Egitto, o i ritratti sul monte Rushmore e – naturalmente- le migliaia di bottigliette di plastica che abbiamo disseminato ovunque
https://www.youtube.com/watch?v=Wy7Q6wazD_E
Ma se dovessi immaginare cosa potrebbe portare alla scomparsa dell’Uomo, non penserei ad una catastrofe specifica, un conflitto o una qualche piaga.
Tenderei ad individuare il problema nel funzionamento del cervello umano.
Il nostro cervello è davvero impressionante, ha una capacità di calcolo straordinaria, una tecnologia di archiviazione dati strepitosa, è in grado di contenere 100 miliardi di neuroni, che perfezionano sinapsi sbalorditive. Questo accade soprattutto grazie alla nostra corteccia cerebrale, molto più sviluppata che in qualunque altra specie animale.
E’ grazie alla corteccia che abbiamo inventato la musica o la letteratura; è il nostro cervello a spingerci sempre più in là nel perfezionamento degli strumenti che riusciamo via via ad ideare; la civilizzazione stessa è frutto della nostra corteccia.
Purtroppo però il nostro cervello include anche elementi che nel pleistocene hanno garantito la nostra sopravvivenza, per lo più aspetti che definiamo “istintivi” e che presentano la parte aggressiva del nostro formidabile cervello. I problemi portati da questa parte impulsiva sono tre
1. tribalismo
L’Uomo è istintivamente portato a sviluppare diffidenza e odio violento per i “forestieri”, gli “estranei” e tutti coloro che percepisce come “diversi”. Svariati appartenenti a qualunque genere di “minoranza” può testimoniarlo. In particolare l’Uomo ha sempre manifestato forti tendenze ad uccidere stranieri in grandi quantità (è l’unica specie animale a praticare il genocidio)
2. pensiero a breve termine
L’homo sapiens è fatidicamente propenso al pensiero a breve termine, anche di fronte all’evidenza di fatti incontrovertibili riesce a immaginare compiutamente solo il futuro più prossimo, al massimo di qualche anno, ritenendo il lungo termine chimerico e improbabile. Questo aspetto porta i suoi impulsi immediati ad avere il predominio, predisponendolo a distruggere il suo futuro e quello degli altri.
3. predilezione per le illusioni rispetto alla realtà
Infine, l’homo sapiens è intriso di un’entusiastica passione per le idee illusorie.
Nonostante sia capace di ineguagliati risultati intellettuali, la sua mente respinge la razionalità, l’introspezione critica, sembra non poter tollerare di sottoporre le sue idee a un esame razionale, preferendo agire piuttosto che pensare animandosi con “abbi fede” e fantasticare piuttosto che pianificare, confidando in possibili miracoli.
La mente umana ha concepito il metodo scientifico, ma preferisce molto spesso non usarlo. Sembra avere un desiderio narcotico per la distrazione e la fantasia, come se non volesse sapere (da qui il modo di dire “beata ignoranza“).
Per contenere questi elementi istintivi sono state inventate la legge, i governi, il sistema scolastico, la filosofia, la scienza… ha funzionato, non del tutto (gli uomini continuano a eliminare altri uomini), ma abbastanza. Lo sviluppo delle tecnologie, frutto delle capacità della corteccia, provvede però progressivamente a dare potere all’Uomo, un potere sempre più prossimo a quello di una divinità. La necessità di contenere riflessi ed impulsi diventa dunque sempre più rilevante, perché il costo dei nostro errori non fa che crescere.
Il potere dell’Umanità cresce, senza che cresca la sua saggezza per gestirlo. Se arriveremo al punto che la forza dell’Uomo supererà la sua capacità di autocontrollo, allora sarà il caos e la specie Umana non avrà possibilità.
C’è una ricetta prettamente economica per impedire tutto questo.
Si chiama
AMORE
Se impariamo a fidarci e rispettarci l’un l’altro, concittadini e “estranei”, scoprendo nell’altro un nostro simile, meritevole di ascolto e di compassione (nel senso di condivisione delle sofferenze).
Se impariamo l’amore per chi non è ancora qui ma arriverà, ricordandoci che ciò che abbiamo non lo riceviamo in eredità dai nostri padri, ma in prestito dai nostri figli.
E se imparassimo l’amore per la verità, imparando a resistere dal dire (e/o credere a) le bugie più seducenti sostenendoci contro le situazioni avverse, inquadrando i problemi in maniera schietta e razionale, per quanto duri possano essere…
Non c’è bisogno di essere un alieno per capire tutto ciò.
L’interscambio economico e culturale è ciò che ci ha fatto progredire e diventare civili. E’ la ragione per cui non tiriamo i sassi verso la Luna convinti che serva a far cambiare il meteo, ed anche la ragione per cui vediamo maggior vantaggio nel tenere una relazione anziché prevalere muscolarmente sull’altro. Non c’è cosa più arricchente nella Storia dell’Uomo del potere della contaminazione (sì insisto).
Il destino della nostra civiltà non risiede nelle Leggi, nei seggi elettorali o nei corridoi dei governi. Ma nella nostra capacità di dominare gli impulsi più improvvisi, egoisti e violenti che abitano nel nostro cervello.
“You may say I’m a dreamer,
but I’m not the only one”