Gli istinti autarchici sovranisti e la lezione cinese

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Mario Draghi ha annunciato la disponibilità ad abbassare ulteriormente i tassi (attualmente il tasso di deposito è -0,4%) e/o se necessario riprendere un intervento non convenzionale come il Quantitative Easing e, secondo molti analisti, i tassi scenderanno a settembre di ulteriori 10 punti base, arrivando a -0,5%.

Questo tipo di interventi di aumento dell’offerta di moneta si origina per fronteggiare quella che, in varie forme, è una domanda di liquidità.

Le aspettative di inflazione sono tornate a livelli minimi, per esempio, e gli investitori cercano strumenti di liquidità e tengono molta liquidità sui conti.

LA SOLUZIONE A TUTTI I PROBLEMI

Ma forse è il caso di domandarsi se aumento della domanda e dell’offerta di moneta non siano entrate in una dinamica simile a quella tra l’uovo e la gallina: ogni fase di tensione sul mercato viene ormai affrontata con qualche forma di easing, sia esso monetario o fiscale, e ogni tentativo di normalizzare (rientro del deficit, del debito, ritorno dei tassi a livelli ordinari) viene presto abortito.

Questo consolidato meccanismo sta generando crescenti incertezze: quali sono i confini della politica fiscale?
Fin dove può spingersi la politica monetaria?

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LE CONSEGUENZE DELL’ACCUMULO DI LIQUIDITÀ

Nell’incertezza diventa difficile realizzare piani di investimento, in un quadro di regole mutevole si crea un incentivo ad accumulare liquidità per fronteggiare l’incerto.

Mentre una parte della abbondante liquidità disponibile si polarizza sugli strumenti a maggior rischio (nella consapevolezza che al primo tremore ci sarà qualche intervento tampone e che dunque conviene cercare il massimo premio), una quota sempre maggiore di liquidità va alla ricerca di asset liquidi e sicuri, ecco che così i rendimenti del Bund tedesco decennale scendono addirittura al di sotto dei tassi di deposito della Bce o che il prezzo dell’oro conosce improvvise impennate.

L’accumulo di liquidità infine riduce la circolazione di moneta, abbassando l’inflazione.

L’aumento di offerta di liquidità, insomma, finisce per generare domanda di liquidità, più di quanta ne soddisfi, spingendo il sistema verso un punto di rottura che oggi fatichiamo a identificare, e forse persino a immaginare.

QUEI PERICOLOSI RICHIAMI AUTARCHICI

La percezione dell’approssimarsi di un punto di rottura diventa maggiore quando ci si accorge dei richiami autarchici: da Donald Trump a Matteo Salvini, l’invito è a comprare prodotti e titoli nazionali, privilegiando uno spirito patriottico a valutazioni di qualità.

La Casa Bianca ha persino ventilato la possibilità di bandire i titoli cinesi dai listini azionari americani, nell’ambito delle schermaglie relative alla guerra commerciale.

Se arriveremo a limitare le possibilità per investitori esteri temendo il “ricatto” dello spread, o a imporre per legge comprare i titoli di Stato per dovere di patria, avremo trasformato il debito in una tassa.

Qualcuno applaudirà anche, ma la tentazione del governo di spendere senza riguardo sarà solo potenziata da un obbligo di sottoscrizione civica.

LA CINA IN CONTROTENDENZA RISPETTO ALL’OCCIDENTE

In altre parti del mondo, però, le cose non vanno così.

«Viviamo in un mondo di profonda interdipendenza, i Paesi si affidano ai rispettivi mercati. Nessun Paese può fornire da solo tutte le risorse o offrire tutti i beni necessari ai consumatori. Né alcun Paese può sostenere il suo sviluppo in isolamento dal sistema globale»

ha dichiarato il premier cinese Li Keqiang al World Economic Forum.

Semplice retorica?

Non tanto: la Cina rimuoverà i limiti stranieri sulla proprietà delle società finanziarie entro il 2020, un anno prima del previsto.

«Questa è la Cina che mostra al resto del mondo che siamo determinati a portare avanti la nostra apertura. L’economia mondiale trarrà vantaggio da una Cina più aperta».

IL PERCORSO DI APERTURA CINESE

Il Paese ha iniziato a prepararsi per una maggiore proprietà straniera di società a ottobre del 2018, dopo che Prudential (Regno Unito) e Sun Life Financial (Canada) hanno iniziato a mostrare interesse per l’acquisto di quote di maggioranza negli assicuratori cinesi.

Dall’inizio del 2019, la Cina accetta le domande di assicuratori stranieri che intendono assumere la maggioranza delle imprese locali.

Inoltre, la commissione di Regolamentazione bancaria e assicurativa della Cina sta anche valutando di consentire la piena proprietà degli assicuratori stranieri in futuro.

Gli investitori internazionali erano esclusi dai mercati cinesi perché il governo preferiva mantenere i propri mercati dei capitali liberi dai flussi di capitali esteri.

Ora però le autorità cinesi hanno deciso di aprirsi e di consentire agli investitori internazionali di accedere a questo enorme mercato.

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UNA PROPOSTA ALLETTANTE PER GLI INVESTITORI

Questa apertura alla proprietà azionaria fa il paio con l’apertura sui mercati obbligazionari: dallo scorso aprile, le obbligazioni governative cinesi in valuta locale (renminbi) sono entrate nell’indice Bloomberg Barclays Global Aggregate.

Entro un paio d’anni le obbligazioni cinesi in valuta locale saranno la quarta componente valutaria maggiore dopo dollaro, euro e yen.[sociallocker].[/sociallocker]

L’inclusione dei titoli cinesi nell’indice benchmark è un passaggio importante perché garantisce flussi di investimento più stabili e costanti nel tempo, e apre un’opportunità nuova per gli investitori di partecipare a un mercato che offre rendimenti relativamente interessanti e una bassa correlazione con altre importanti forme di investimento.

Insomma, un rendimento corretto per il rischio che si mostra allettante: il mercato obbligazionario cinese infatti è trattato come un mercato emergente, ma è in realtà il terzo più grande al mondo, dietro a Stati Uniti e Giappone.

VERSO UN’ECONOMIA APERTA E DI CONSUMO

Il processo di inclusione avvicina i mercati obbligazionari cinesi allo standard internazionale, rendendoli più trasparenti, orientati al mercato e quindi efficienti.

Ad esempio la mancanza di canali di finanziamento efficienti e trasparenti finora ha fatto sì che il denaro fluisse su impulso politico verso attività inefficienti, o a basso profitto, dando grande spazio a operatori opachi, alimentando il sistema finanziario ombra e i veicoli para-governativi.

L’apertura a investitori esteri è infine una forma di garanzia che la Cina non si baserà sul deprezzamento della sua moneta per stimolare le esportazioni.

Puntando su un’economia aperta e di consumo, anziché sulle esportazioni, fa cadere gli incentivi per la Cina a indebolire la valuta per stimolare la crescita.

E una valuta stabile e più diffusa sarà parte del crescente peso geopolitico cinese, un processo che sembra in accelerazione grazie all’apertura di Pechino e gli istinti di chiusura dell’Occidente.

Articolo pubblicato su Lettera43 il 06/07/2019
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Pubblicato da L'Alieno Gentile

Precedentemente conosciuto con il nickname Bimbo Alieno, L'Alieno Gentile è un operatore finanziario dal 1998; ha collaborato con diverse banche italiane ed estere. Contributor OCSE nel 2012, oggi è Global Strategist per l'asset management di una banca italiana.

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