“Scusi, quanti interessi mi pagherebbe per concedermi un mutuo?”.
Nel mondo capovolto in cui stiamo imparando a vivere, potremmo trovarci a porre domande di questo genere. La situazione nasce dalle decisioni di diverse banche centrali di peso (Europea, svizzera e recentemente anche quella giapponese) di introdurre i tassi negativi. Questi tassi vengono applicati dalle banche centrali ai depositi delle banche commerciali, allo scopo di “incentivarle” a non detenere liquidità in eccesso, concedendo più credito alle imprese e ai loro clienti privati, per rivitalizzare l’economia e l’inflazione. Se depositare denaro presso la banca centrale diventa un costo, anziché produrre interessi, le banche saranno più propense a prestarlo all’economia reale, piuttosto che tenerlo fermo sui depositi. È su questa base che sono stati concepiti i tassi negativi.
È una dinamica che impatta in maniera diretta sulle banche, e di riflesso i grandi clienti, quelli che di depositare in banca, viste le somme, non possono fare a meno e possono concepire il costo del servizio di deposito della liquidità. Sui piccoli risparmiatori la “concorrenza del materasso” impedisce l’applicazione di costi per il deposito, nonostante si cerchi in molti modi di ridurre la circolazione dei contanti, rendendo improbabile che i tassi negativi possano essere applicati ai comuni conti correnti.